A Viale Mazzini inizia l'era dell'amministratore delegato Fabrizio Salini. Per sapere se comincerà anche quella del presidente Marcello Foa, invece, bisogna aspettare la riunione della commissione di vigilanza di mercoledì mattina, il cui esito è tutt'altro che scontato.
Il Cda Rai, insediatosi martedì, ha infatti votato a maggioranza l'ad Fabrizio Salini – ex La7 fortemente voluto dai pentastellati – con cinque favorevoli, il voto contrario di Rita Borioni, in area Pd, e l'astensione di Riccardo Laganà, eletto da dipendenti. Stesso schema per la nomina di Foa: 4 favorevoli, un voto contrario, un astensione, con il giornalista che ha lasciato la sala del consiglio al momento delle votazioni. Ma nel suo caso l'ultima parola spetta all'organismo parlamentare che esprime un parere vincolante: a San Macuto infatti serve la maggioranza dei due terzi dei membri, un numero cui i gialloverdi non arrivano senza l'apporto di FI che minaccia l'Aventino, o addirittura il no al nome voluto dall'alleato di centrodestra.
"Ringrazio il Cda per la fiducia accordatami e attendo con rispetto il voto della Commissione Parlamentare di Vigilanza della Rai" ha detto Foa, che ha espresso il suo apprezzamento "per il clima molto costruttivo della riunione". "Nel ricordare il mio percorso professionale – ha aggiunto – ho ribadito il mio impegno a garantire l'autonomia dei giornalisti per un'informazione di servizio pubblico che sia autorevole, indipendente e autenticamente pluralista. La Rai è una risorsa per il Paese e non solo per l'informazione, risorsa che va onorata e difesa nell'interesse esclusivo dei cittadini". Le logiche della partitocrazia, ha assicurato, "sono estranee ai miei valori e alla mia cultura che, invece, contemplano un solo impegno incrollabile: quello nei confronti di un giornalismo libero, trasparente e intellettualmente onesto, senza pregiudizi ideologici".
Protestano invece la Federazione nazionale della Stampa e l'Usigrai, il sindacato dei giornalisti di viale Mazzini, che nei giorni scorsi si erano appellati ai consiglieri d'amministrazione perché respingessero la nomina di Foa, giudicando un'ingerenza la decisione del governo di indicare il giornalista per la presidenza. "Il Cda si è piegato al diktat, svelando già al primo atto la totale sudditanza al governo – accusano in una nota – Come denunciato da giorni, siamo di fronte a una violazione di fatto delle norme. A questo punto la Rai rischia di avere non solo l'ad ma anche il Presidente indicato dal governo: una colpo mortale all'autonomia e all'indipendenza del Servizio Pubblico". Le sigle sindacali annunciano di voler valutare "le prossime iniziative per assicurare il rispetto delle norme e delle sentenze europee e della Corte costituzionale. Intanto, con il rispetto che si deve al Parlamento, attendiamo la decisione della Commissione di Vigilanza, dove è necessaria la maggioranza qualificata".
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