Il neoministro della Giustizia in Commissione al Senato. Stop alle legge sulle intercettazioni e alla prescrizione dopo il primo grado. Spazio agli agenti sotto copertura nei reati contro la PA

Contrasto alla corruzione, allargamento del concetto di legittima difesa, stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado, critica e slittamento (praticamente un vero e proprio blocco) della riforma delle intercettazioni, utilizzo dell'agente sotto copertura anche per indagini su reati relativi alla pubblica amministrazione. Sono alcuni dei punti trattati dal nuovo Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che ha parlato in audizione alla Commissione Giustizia del Senato sulle linee programmatiche del suo ministero. Un ragionamento, quello di Bonafede, che parte dal programma Lega-M5S e da una pesante critica al predecessore, Andrea Orlando, accusato di "riformite" e di aver dato vita a provvedimenti complessi che, secondo Bonafede risenton anche del limite di "essere stati approvati in extremis" senza la necessaria coerenza.

Corruzione – "Il contrasto senza quartiere alla corruzione costituisce un'architrave dell'azione del governo" ha detto Bonafede. "Il dilagare dei fenomeni corruttivi rappresenta storicamente uno dei limiti maggiori che grava sulla qualità complessiva del sistema-Paese italiano. Combattere questa vera e propria piaga sociale è un imperativo etico e una necessità strategica per incrementare le possibilità di intraprendere un percorso di crescita economica, sociale e culturale – ha aggiunto – Il varo di una efficace legislazione anticorruzione, garantendo un cospicuo recupero di risorse finanziarie pubbliche, può inoltre rendere possibili investimenti suppletivi sul comparto giustizia e per l'incremento delle assunzioni tra le forze dell'ordine, innescando così un circolo virtuoso dalle indubbie ricadute benefiche sulla vita dei cittadini".

Secondo Bonafede "le misure strutturali per affrontare in modo deciso e innovativo il tema che intendiamo mettere in campo investono sia la dimensione investigativa per facilitare l'emersione delle fattispecie criminose sia la definizione giuridica e processuale del fenomeno corruttivo". "Sotto il profilo sostanziale, la prima misura allo studio del mio ministero è la rivisitazione degli istituti, come pena accessoria, dell'interdizione dai pubblici uffici per alcuni reati contro la pubblica amministrazione e dell'incapacità a contrattare con essa in presenza dei medesimi reati", conclude il ministro

Legittima difesa – "Ci sono alcune priorità – ha spiegato Bonafede – come la legittima difesa nelle quali vanno eliminate le zone d'ombra, che rendono difficile e complicato dimostrare che si è agito per legittima difesa. E' un tema che non riguarda solo la sicurezza, riguarda la giustizia perché un cittadino costretto a difendersi deve sentire lo Stato al suo fianco".

Prescrizione – "Tra le varie opzioni d'intervento allo studio figura quella della sospensione della decorrenza del termine di prescrizione dopo che sia stata emessa una sentenza di primo grado – ha detto Bonafede –  Si tratta del punto di partenza di uno studio che dovrà tenere conto di tutti gli effetti, positivi e negativi, di una soluzione di questo tipo, per giungere ad un risultato efficace nel rispetto delle contrapposte garanzie".

Intercettazioni – Bonafede è decisamente critico sull'operato di Orlando sul tema delle intercettazioni. Secondo il nuiovo ministro "Il decreto legislativo 29 dicembre 2017, n.216 varato dal precedente esecutivo, la cui piena efficacia è prevista proprio durante questo mese" rappresenta "un dannoso passo indietro sulla strada della qualità ed efficacia delle indagini e rispetto alla corretta distribuzione dei compiti funzionali tra i diversi soggetti coinvolti". Di conseguenza, l'attuazione del provvedimento slitta ai primi mesi dell'anno prossimo". Praticamente una pietra tombale sul tema:  "Riteniamo che le intercettazioni siano uno strumento che non debba, in alcun modo, essere oggetto di depotenziamento. Al contrario per i reati contro la pubblica amministrazione vanno previste ulteriori possibilità di utilizzo, anche tramite il ricorso a soluzioni tecnologiche innovative, al fine di un contrasto più efficace".

Agente sotto copertura – Bonafede ritiene che vada allargato l'utilizzo degli agenti sotto copertura ai reati contro la Pubblica Amministrazione. Oggi, lo strumento è limitato alle indagini internazionali sulla grande criminalità organizzata. "Sotto il profilo, invece, dell'individuazione ed emersione del fatto corruttivo, l'impegno è quello di fornire supporto alle attività di indagine mediante l'utilizzo dell'agente sotto copertura. In questo senso, l'innovazione che si vuole introdurre è quella di estendere all'ambito dei delitti contro la pubblica amministrazione un istituto finora previsto, in attuazione della Convenzione NU di Palermo (2000) sul crimine organizzato transnazionale, nell'ambito di altre tipologie delittuose, prevalentemente di tipo organizzato".

"Riformite" – Ed ecco la critica al predecessore: "Ho trovato interventi pensati da altri, distanti dalle idee che hanno ispirato il programma del governo del cambiamento, e che tuttavia ho scelto di non respingere pregiudizialmente, preferendo la più faticosa strada di un approccio pragmatico, legato ai temi, cercando di immaginare, dove possibile, soluzioni utili per i cittadini e per la giustizia italiana". "Tengo a precisare – ha aggiunto Bonafede –  che ho sempre considerato il legislatore che ha operato negli ultimi anni affetto dalla malattia della cosiddetta 'riformite'. I cui sintomi sono una produzione scomposta e spesso illogica di norme e di riti che hanno avuto il solo effetto di gettare l'ordinamento giuridico in uno stato di sempre maggiore incertezza".  "Per questo, l'idea di semplificazione normativa che intendo portare avanti, è ben rappresentata dall'immagine di interventi chirurgici, volti ad 'asciugare' l'attuale rito esistente senza, dunque, stravolgimenti inconsulti, forieri di periodi di lunga e controversa interpretazione giurisprudenziale e dottrinale". E ancora: "In questo primo mese di incarico, ho dovuto quotidianamente 'fare i conti' con il lavoro impostato dal mio predecessore. Un'eredità che non si esaurisce, a onor del vero, nel prendere atto di una indispensabile continuità burocratica propria della pubblica amministrazione, ma si estrinseca nella scelta – politica – di come attuare alcune riforme, spesso approvate in extremis, che hanno coinvolto – senza condizionarlo – una buona parte del mio impegno".

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