La rinascita dell'Italia passa per la ricostruzione di un fronte progressista che sappia presentarsi come valida alternativa ai partiti attuali. È la proposta che Carlo Calenda ha presentato sulle colonne del Foglio, lanciando così il suo "Manifesto Repubblicano". L'ex ministro dello Sviluppo economico ha spiegato che il Paese "finanziariamente e come collocazione geografica" è ormai "l'anello fragile di un occidente fragilissimo", ovvero "la prima grande democrazia occidentale a cadere sotto un Governo che è un incrocio tra sovranismo e fuga dalla realtà". Il suo progetto si fa largo tra le proposte di un Pd incerto e confuso, una delle forze di opposizione che dovrebbe iniziare a lavorare al fine di "riorganizzare il campo dei progressisti per far fronte a questa minaccia mortale".
"È necessario definire un manifesto di valori e di proposte e rafforzare la rappresentanza di parti della società che non possono essere riassunti in una singola base di classe. Un'alleanza repubblicana che vada oltre gli attuali partiti e aggreghi i mondi della rappresentanza economica, sociale, della cultura, del terzo settore, delle professioni, dell'impegno civile", continua Calenda. Un'alleanza, quella descritta nel suo Manifesto, che sappia "offrire uno strumento di mobilitazione ai cittadini che non sia solo una somma di partiti malandati e che abbia un programma che non si esaurisca, nel pur fondamentale obiettivo di salvare la Repubblica dal "sovranismo anarcoide" di Lega e M5s".
Calenda ha fissato all'interno del suo manifesto dei punti chiave dai quali ripartire: la tutela economica e finanziaria dell'Italia, la protezione degli sconfitti attraverso lo sviluppo di nuovi ammortizzatori sociali, l'investimento su infrastrutture materiali e immateriali, la promozione dell'interesse nazionale in UE e nel mondo e, infine, un piano shock contro l'analfabestismo funzionale.
Sul futuro del Pd si è espresso in questi termini ai microfoni di Radio 1: "È già successo tutto e più di tutto, per dimostrare che bisogna darsi una mossa. È ora di mandare in archivio un'esperienza che non ha funzionato". Poi ha aggiunto: "Penso ci voglia un fortissimo rinnovamento in cui ognuno possa e debba fornire un contributo ma il Pd non può più essere un partito i cui membri della classe dirigente passano il tempo a discutere sulle date del congresso e delle assemblee".