Il progetto 'ruspa' è già avviato, almeno a parole. Il neo ministro Matteo Salvini, dopo le pesanti parole usate contro l'immigrazione clandestina e le organizzazioni non governative, va in Sicilia, la "nostra frontiera" per dire che mai più sarà "il campo profughi d'Europa" e che "il governo italiano dirà no alla riforma del regolamento di Dublino e a nuove politiche di asilo". Il leader leghista, che continua a muoversi nella doppia veste di uomo da proclami e ministro della Repubblica, sembra molto a suo agio in quella terra che non ha contributo alla vittoria del partito ma che ogni volta lo acclama come risolutore di problemi.
Prima a Catania e poi a Pozzallo, porto di sbarchi e centro di accoglienza e solidarietà, Salvini parla come se fosse in perenne campagna elettorale e usa il suo cavallo di battaglia per rimarcare il nuovo indirizzo politico che ormai è segnato. "Non assisterò senza far nulla a sbarchi su sbarchi su sbarchi – sottolinea con gli stessi toni di lotta che però ora hanno un'aria diversa – servono centri per espellere". Contemporaneamente però tranquillizza sulla linea dura del Carroccio annunciando che seguirà solo "il buonsenso".
E nel giorno in cui il mare è teatro dell'ennesima tragedia a largo di Turchia e Tunisia, il capo del Viminale sfoggia il lato più impassibile: "Obiettivo è salvare le vite. E questo lo si fa impedendo le partenze dei barconi della morte che sono un affare per qualcuno e una disgrazia per il resto del mondo. Stiamo lavorando senza bacchette magiche per ottenere meno sbarchi, più espulsioni, più sicurezza e per bloccare e tagliare un enorme giro d'affari. Pregare e commuoversi non basta, lavoro perché tutti gli organismi internazionali si impegnino per fermare partenze, sbarchi e morti".