Di Maio: "Da Fi e Fdi possiamo accettare solo un appoggio esterno. Per noi, limiti invalicabili"

L'accordo per il governo non c'è. O meglio, potrebbe esserci, ma secondo i M5S si può firmare solo un contratto a due: tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Forza Italia e Fratelli d'Italia, potranno appoggiare un governo M5S-Lega che nascesse da questo accordo ma non potranno farne parte. Parla oltre sei minuti, Luigi Di Maio per esprimere (con una certa ridondanza segno anche di emozione) questo concetto. Dopo un'ora e mezza di colloquio con Maria Elisabetta Alberti Casellati esploratrice incaricata dal Capo dello Stato, ci si aspettava che un accordo tra M5S e centrodestra, puntellato da qualche reciproco passo indietro o di lato, fosse alle porte. Lo avevano fatto credere anche alcune frasi vagamente ottimistiche di Salvini che, questa mattina aveva sentito Di Maio. Invece, il leader del Movimento ha fatto capire a tutti che il M5S non può sedersi a un tavolo con Berlusconi e Meloni e non può, soprattutto, fare un governo il cui programma sia sottoscritto da Forza Italia e Frratelli d'Italia e che abbia dentro ministri designati da queste due forze politiche. Il famoso "contratto", Di Maio è pronto a firmarlo con una sola persona e un solo partito: Matteo Salvini e la Lega con cui, in queste settimane (ha riconosciuto il candidato premier pentastellato) c'è stata comunanza di intenti nel far partire le Camere, farle funzionare e disponibilità per trovare temi su cui provare a costruire un esecutivo tra i due "vincitori" delle elezioni del 4 marzo.

"È chiaro che ci sia una disponibilità a discutere di programmi – ha detto Di Maio, con al fianco (serissimi e tesi) Danilo Toninelli e Giulia Grillo (capigruppo di Senato e Camera) – Stamattina ci siamo sentiti con Salvini e ci siamo detti che siamo disponibili a parlare di programma. Ma oltre determinate barricate e limiti non possiamo andare. Noi abbiamo detto che eravamo disponibili a firmare un contratto di governo con Matteo Salvini. Abbiamo anche detto che quel contratto, quel governo, poteva essere sostenuto da FdI e Fi, ma era chiaro ed evidente che oltre non si potesse andare. Resta aperta l'ipotesi del contratto di governo. Abbiamo messo tutte le nostre forze nell'interlocuzione con il leader del centrodestra. Stiamo provando anche a considerare non ostile il sostegno di FdI e FI a questo contratto di governo. Ce la stiamo mettendo tutta". Ma, alla fine, il dilemma è chiaro e la soluzione una sola: M5S può fare il governo solo con la Lega. Non con il resto di Forza Italia. Sul tavolo, ha concluso Di Maio, prima di esternare i suoi ringraziamenti alla presidente del Senato resta il contratto in stile tedesco: "Nulla per me è perduto, nulla si chiude, ma non andiamo oltre. Resta la proposta di un contratto sul modello 'tedesco'". Ora bisognerà vedere chi è disposto a firmarlo: la Lega da sola? Il Pd? Nessuno?

Consultazioni – Il secondo giro di consultazioni di Palazzo Giustiniani era iniziato alle 14,30. Casellati ha ricevuto i leader del centrodestra Salvini, Berlusconi e Meloni. Al termine, ha parlato di nuovo Salvini e, questa volta, Berlusconi ha fatto "il bravo" assumendo un atteggiamento del tutto asettico come di uno che medita a occhi chiusi. Attraverso le parole del leghista, i leader del centrodestra hanno ribadito la loro opposizione alla 'politica dei veti', chiedendo al M5s di sedersi al tavolo "per parlare di programmi e non di posti".  Dopo il secondo round Casellati salirà al Colle venerdì mattina per riferire al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

CENTRODESTRA – È iniziato puntuale, alle 14.35, l'incontro tra la presidente del Senato Casellati e la delegazione unitaria del centrodestra. I tre leader si sono seduti su un unico divano, mentre Casellati è su una poltroncina al loro fianco. Al centro, tra Berlusconi e Meloni, si è seduto Salvini, che al termine dell'incontro, duranto meno di un'ora, ha dichiarato: "Visto che viviamo nell'Italia reale, che sta perdendo la pazienza, consultazione contro consultazione, con veti contro veti. Nutriamo la fondata speranza che si riesca finalmente a superare la politica del no che hanno portato avanti fino a oggi". Ritenendo "improponibile un governo con chi ha perso", ha proseguito, "confidiamo che chi verrà dopo di noi accetti di sedersi al tavolo parlando di programmi e non di posti". "Per reciproca buona volontà si parli delle cose da fare", ha aggiunto Salvini, lanciando "un ultimo appello alla responsabilità". 

"Siamo disponibilissimi a parlare di cose concrete, come di Maio chiede da tempo, a confrontarci sullo stesso tavolo", ha ribadito. "Se cadono i veti si parte, l'accordo con i 5stelle è di parlare cose da fare".

Salvini, in ogni caso, si è detto fiducioso, parlando di "una bella giornata" in cui "si può costruire qualcosa". Poi la conclusione: "Segnali dal M5s? Sì, confidiamo oggi in quel che dirà Di Maio e che anche i Cinquestelle vogliano un governo votato dagli italiani".

I concetti illustrati da Salvini erano già stati ampiamente espressi nelle ultime occasioni, ma rispetto al primo round al Quirinale una differenza c'è. Questa volta nessuno show di Berlusconi: l'ex Cav non ha mai parlato, è rimasto con le mani giunte, talvolta chiudendo gli occhi e respirando profondamente. Ma non ha tirato fuori nessuno degli ampi e teatrali gesti che aveva riservato la volta scorsa. Difficile dire se il leader di Forza Italia avesse voglia di parlare. Ad ogni modo, si è limitato a dire: "Buon lavoro a tutti", rivolto ai giornalisti, guadagnando poi l'uscita.

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