Crisi, dopo 43 giorni, è stallo perfetto. Presto un preincarico o parte l’esploratore

Mattarella potrebbe "preincaricare" Salvini o Di Maio che potrebbero negarsi. Verso un governo di larghe intese? E il Pd...

Dopo 43 giorni di trattative (che il reggente Pd, Maurizio Martina definisce oggi "chiacchiere"), la situazione sembra sempre più vicina allo stallo perfetto. Le posizioni sono tutte abbastanza chiare, ma tutti appaiono bloccati sui rispettivi punti di vista con pochi margini di movimento. Vediamo come si stanno comportando i vari protagonisti di questa lunga crisi politica.

Sergio Mattarella – Il direttore d'orchestra è lui. ma i suonatori, a quanto pare, non vogliono andare a tempo. Il capo dello Stato ha provato con la moral suasion e, anche, con velate minacce. Poi ha chiuso la sala delle Vetrate facendo sapere ai partiti che non ci sarà un terzo giro di consultazioni e che il prossimo che si presenta al Quirinale deve avere in tasca qualcosa che somiglia a un accordo per fare un governo. Mattarella è fortemente preoccupato per le questioni interne e, soprattutto, per quelle internazionali. Di fronte alla tragedia siriana e ai venti di guerra, è evidente che un Paese come l'Italia, pur sempre la settima/ottava potenza del mondo, non può non avere un governo. Così, è probabile che nei prossimi giorni (dopodomani?) il Presidente affidi un preincarico a Salvini o a Di Maio  o un incarico esplorativo alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati o a quello della Camera, Roberto Fico. Il preincarico potrebbe essere l'ultima spiaggia per un governo politico M5s-Lega o per un esecutivo di Centrodestra sostenuto dai voti di un cinquantina di "responsabili" che, secondo voci, Berlusconi avrebbe già trovato o starrebbe cercando attivamente.

Matteo Salvini – Il leader leghista attende l'eventuale preincarico con lo stesso entusiasmo di uno che aspetta un noioso invito a cena in concomitanza della partita della squadra del cuore. Salvini sa che, comunque, sarebbe molto difficile per lui trovare la strada di un governo fattibile e preferirebbe non bruciarsi. Cosa potrebbe fare Salvini?

1) rompere con Berlusconi sperando di portarsi dietro una quota di parlamentari di Forza Italia e andare dritto al governo con M5S. A questo punto potrebbe anche essere il premier di questo esecutivo. Proprio oggi, però, uno degli uomii a lui più vicini in Forza Italia, il governatore della Liguria Giovanni Toti, un passato di uomo comunicazione di Berlusconi, ha sentenziato: "Il veto su Berlusconi è inaccettabile, non facciamo decidere gli altri in casa nostra. Il veto è irricevibile per noi e anche per Salvini e Meloni – aggiunge – Io il centrodestra l'ho trovato compatto, ho visto Berlusconi ieri sera e ho parlato con Salvini e Meloni, c'è la consapevolezza che il centrodestra è una entità unica". Come dire: di dividere il centrodestra non se ne parla;

2) Salvini crede a Berlusconi che gli spiega di aver trovato un numero sufficiente di "responsabili" (ne servono 55/60 alla Camera e 25/30 al Senato) e prova la strada del "monocolore" di centrodestra. In questo senso si potrebbe leggere quello che ha detto questa mattina, Giorgia Meloni (presidente di Fratelli d'Italia): "Col Movimento5Stelle bisogna parlare di contenuti, per capire se ci sono punti in comune per governare insieme. Se non dovesse riuscire l'unica strada è quella di andare a cercare i voti in aula".

Entrambe le strade sono complicate ed è possibile (forse anche probabile) che, a meno di importanti cambiamenti delle prossime ore, Salvini declini l'eventuale preincarico. E oggi, Salvini, ha ribadito il suo punto di vista che è comunque quello di un governo "politico": "Gli italiani vogliono essere messi in condizione di lavorare, serve abbassare le tasse e tagliando la burocrazia. Sento che qualcuno vorrebbe un governo alla Mario Monti, alla 'tutti dentro' per tirare a campare, per spennare gli italiani ed essere servi di Bruxelles e delle alleanze di bombardatori e dei lanciatori di missili. Noi siamo leali, vogliamo rispettare gli impegni presi nel l'interesse del futuro degli italiani. Non esistonono unioni o alleanze che prevedano che i vantaggi siano per altri e i problemi degli italiani. Voglio un Paese che non pieghi la testa nei confronti di nessuno e che torni ad essere protagonista del suo futuro".

Luigi Di Maio – Anche Di Maio è papabile per un preincarico nel caso che Salvini dica di no. Ma anche il leader M5S potrebbe declinare. Un po' per gli stessi motivi di Salvini: perché bruciarsi in una "mission impossible"? Ovviamente, sarebbe diverso se la Lega avesse deciso di staccarsi dal centrodestra. Ma, in questo caso, il preincarico non arriverebbe a Di Maio perché Salvini lo avrebbe già accettato. Di Maio, a dire il vero, avrebbe anche la strada del tentativo di un governo col Pd, percorso che molto difficilmente, mercoledì prossimio sarebbe abbastanza maturo per rendere un preincarico accettabile.

Casellati o Fico – L'incarico esplorativo a una personalità "istituzionale" aprirebbe probabilmente la strada a un governo di tipo istituzionale, o di "larghe intese", o di unità nazionale che dir si voglia. Ovviamente, l'esploratore prescelto, dovrebbe, prima di tutto verificare che non ci siano più possibilità di governi politici. Dovrebbe, cioé, vedere quante chance ci saebbero ancora per un governo M5S-Lega o per uno di centrodestra o, anche, per un governo M5S-Pd. Solo a quel punto l'esploratore potrebbe tornare da Mattarella e aprire implicitamente la strada a un'altra soluzione. Una soluzione che, allo stato, vede possibilista solo Berlusconi e, probabilmente, Renzi. Salvini ha sempre detto che non ci sta, ai 5 stelle non piace, ma non è certo che ne starebbero fuori. Di certo un governo istituzionale andrebbe guidato da una personalità politica (improbabile un tecnico) abbastanza potabile per tutti e non avrebbe limiti di tempo. Quindi, per andare al voto almeno nel 2019, chi volesse farlo cadere in tempo, avrebbe interesse a starci dentro. Far cadere un governo di larghe intese standone fuori, non è mai facile.

Il Pd – A quanto si è capito, il Pd comincerà davvero a muoversi una volta fosse chiaro che fossero annullate le chance di un governo M5S-Lega o di un esecutivo di centrodestra. Anche nel Pd ci sono due posizioni: i renziani (sembra chiaro) preferirebbero, a quel punto, andare verso un governo di unità nazionale o di larghe intese (cosa che piacerebbe anche a Berlusconi); la minoranza punta su un'intesa di governo con M5S. Non è detto, comunque, che anche i renziani non vogliano esplorare anche questa opportunità se ce ne fosse davvero l'occasione. Oggi, di rilevante, c'è stata la smentita di Carlo Calenda a un titolo di Repubblica su una sua intervista: "Il titolo dato da Repubblica alla mia intervista è totalmente fuorviante. Basta leggere le risposte per comprendere che non ho mai auspicato un patto tra M5S, PD e LEGA che personalmente considererei un grave errore. Sostengo invece che data la situazione di stallo e il peggiorare delle crisi internazionali occorrerebbe proporre un Governo di transizione appoggiato da tutte le forze politiche e una commissione bilaterale per rimettere mano alla legge elettorale e alle altre riforme incompiute".

Anche Francesco Boccia, deputato della minoranza, interviene sul tema del governo in un'intervista alla Stampa: "Chiedo a tutti di riunirci attorno a Martina, evitando di far passare per valutazioni di tutti quelle che sono valutazioni di una parte. È molto facile dire che con la Lega non abbiamo nulla da spartire per le posizioni oggettivamente imbarazzanti sulla Siria, per la sudditanza rispetto alla Russia, per l'ambiguità con la Nato, e le posizioni contro l'euro. Con M5S, invece, pur essendoci molti punti di distinzione, sulle politiche sociali ci sono punti di contatto: penso alle misure di contrasto sulla povertà, alle politiche ambientali. Dopodiché, quando ci sarà un presidente incaricato, discuteremo. La maggioranza del Pd ormai credo sia a favore del dialogo, che non significa sudditanza ma entrare nel merito: l'opposto dell'Aventino".