Pd ritrova unità su Delrio. ‘Derby’ Orfini-Guerini per vicepresidenza Camera

Andrea Marcucci alla guida del gruppo parlamentare del Senato

Al Pd serviva unità per la partita delle vicepresidenze di Camera e Senato e la scelta di Graziano Delrio come capogruppo a Montecitorio riporta per un po' il sereno in casa dem. Sul nome dell'attuale ministro dei Trasporti, infatti, si sono ricompattate tutte le aree del partito e la sua elezione, alla fine, è stata proclamata all'unanimità. A fare le spese del compromesso è Lorenzo Guerini, costretto a fare il classico 'passo indietro' per convincere le minoranze interne a lasciare via libera all'altra nomina di giornata, quella di Andrea Marcucci alla guida del gruppo parlamentare del Senato.

In mattinata, sul tavolo del segretario reggente, Maurizio Martina, era arrivato un aut aut: i capigruppo non possono essere entrambi 'renziani', serve un gesto pacificatore. La mediazione dell'ex titolare delle Politiche forestali si è quindi rivelata decisiva per convincere l'area di maggioranza del Pd a 'sacrificare' uno dei due incarichi in nome della compattezza delle truppe. Delrio, nonostante la sua storica vicinanza con il leader uscente, è ritenuto comunque una persona di buon senso, aperto al dialogo e con la sensibilità giusta per rappresentare le istanze di tutti. La definizione di Dario Franceschini rende bene l'idea: "Graziano è una figura equilibrata, che unisce e non spacca". Giudizio condiviso anche dal Guardasigilli, Andrea Orlando, che non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma si è limitato a rispondere con un esaustivo "sì" alla domanda se fosse soddisfatto della scelta. Anche l'area vicina al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, non ha opposto resistenza. All'uscita dalla riunione dei gruppi, infatti, Francesco Boccia ha sottolineato che la nomina di Delrio è arrivata per acclamazione di tutta la pattuglia dem alla Camera. La scelta di 'sacrificare' Guerini non è casuale. Al Senato, infatti, la candidatura di Andrea Marcucci era blindata dalla presenza di Matteo Renzi nel gruppo parlamentare: sarebbe stato un affronto troppo grande nei confronti del segretario dimissionario chiederne il siluramento.

Ora, chiusa questa partita, si apre quella delle vicepresidenze dei due rami del Parlamento, soprattutto a Montecitorio (a Palazzo Madama dovrebbe spuntarla Anna Rossomando), dove fino a lunedì sera i giochi sembravano ormai fatti con Matteo Orfini in pole position. Il rimescolamento delle carte alla Camera, però, rimette tutto in gioco e Guerini potrebbe essere il prescelto per fare da contraltare a Roberto Fico. O in alternativa potrebbe andare a ricoprire il ruolo di presidente del Pd. Ma per ora al Nazareno si naviga a vista: ogni giorno la sua pena.