L'apertura di Beppe Grillo alla candidatura di Torino per ospitare le Olimpiadi invernali del 2024 ha aperto la strada al dibattito, considerando il "no" secco che era arrivato su Roma 2024.
"Grillo adesso dice sì alle Olimpiadi invernali a Torino nel 2026? E la dimostrazione di quello che dicevo anche in campagna elettorale: M5S continua a prendere in giro gli elettori", ha dichiarato Stefano Parisi, il candidato del centrodestra alla Regione Lazio, Stefano Parisi, in un'intervista al Messaggero. "Decidono sempre in base a quattro algoritmi e sono pronti a cambiare idea su tutto, pur di salvare il potere oppure, come in questo caso, per nascondere la pessima gestione della Appendino a Torino". Parisi infatti sarebbe stato favorevole ad appoggiare la candidatura di Roma per i giochi olimpici del 2024. "Era una grande opportunità di sviluppo: le infrastrutture della Capitale sono ferme ai Giochi del '60 con una piccola aggiunta per il Giubileo 2000. Quel no è stato un grave danno per la città", ha spiegato.
"Le parole di Beppe Grillo sull'eventuale candidatura di Torino ai Giochi Invernali del 2026? Ha dato il suo parere. Io analizzerò la situazione in settimana: le mosse di Coni e Comune e come ci muoveremo noi se andiamo al governo", questo invece il commento del responsabile sport M5S, Simone Valente, in un'intervista al Corriere della Sera. "È normale – ha spiegato – se un Comune si candida, poi però a garanzia della copertura ci deve essere lo Stato. E su questo, quando anche io, i miei colleghi e Di Maio entreremo in campo, bisognerà decidere. Dovremo capire se le Olimpiadi siano davvero necessarie". E Valente non ci sta ai paragoni con la vicenda Roma: "La Raggi ha preso una candidatura che era già avanti e il no è stato deciso con analisi precise. Su Torino aspetto i dati: voglio sapere quanto lo Stato dovrà spendere, non saranno soldi dei torinesi, ma degli italiani".
A ripensare al "no" di Roma è l'ex assessore al bilancio della Giunta capitolina, Andrea Mazzillo, in un'intervista al Messaggero. "Avevamo dubbi sulla sostenibilità economica dell'operazione, molto spesso queste manifestazioni costano più di quanto viene messo a budget, quindi temevamo il rischio di un danno per la città. L'altro motivo è che l'amministrazione di Roma aveva avuto problemi e inchieste sul sistema degli appalti. Ci eravamo appena insediati, non avevamo la possibilità di gestire questo evento in maniera efficace e non potevamo valutare quel progetto dal punto di vista amministrativo. Avremmo dovuto prima mettere in sicurezza, dal punto di vista della legalità, la macchina amministrativa, che non era in grado di gestire l'evento". Se oggi le cose a Roma sarebbero andate diversamente? "Sì, a patto che ci sia un nuovo progetto economicamente sostenibile. Lo dico da 'ex', ma alcune scelte fatte in questi due anni, penso al coinvolgimento in giunta di alcuni imprenditori come Colomban, ci permettono di cambiare il nostro approccio sulle grandi opere. Oggi c'è la competenza per affrontare queste sfide. Va anche detto che il contesto di Torino è diverso".