Il presidente dem ribadisce che il partito starà all'opposizione. "Spartizione Camere tra M5s e Lega? Mi sembra legittimo"

Il dibattito interno nel Partito democratico non è mai stato semplice, ma l'impressione è che la direzione di domani arrivi in uno dei momenti più caotici nei suoi quasi 11 anni di vita. Il voto parla di un partito sotto il 20% con il segretario Matteo Renzi che si è dimesso cercando però di dettare anche i paletti sul futuro ("No a intese con M5s o Lega") non facilmente digeribili dalle minoranze dem. La situazione, insomma, è "complicata": il vicesegretario Maurizio Martina avrà il delicato compito, sin dal'appuntamento di domani, di ricostruire la "collegialità necessaria" a far ripartire il Pd e da qui all'assemblea, che dovrebbe tenersi intorno al 15 aprile, sarà lui a gestire la partita.

Sul delicato tema delle alleanze parla chiaro Matteo Orfini, presidente dem: "Qualora sostenessimo un governo del M5s, in varie forme, sarebbe la fine del Pd. Considero il tentativo che vedo da più parti di obbligare il Pd a fare la scelta di appoggiare un un governo M5S una sorta di stalking". La posizione è decisa e ricalca la tesi di Renzi: "Secondo me, quando si perde si sta all'opposizione: il voto parla chiaro. Non si può immaginare che il Pd vada al governo. Noi abbiamo perso, non si aiuta la nascita di un governo in questi casi. Non esiste in natura un accordo tra Pd e M5S. Anche perché, per Orfini, "il governo M5s e Lega c'è già. In Parlamento hanno votato sempre insieme, sono sovrapponibili più di qualsiasi altra forza e lo si è visto anche in campagna elettorale". Sulla partita delle Camere per il presidente dem è "ragionevole e legittimo" che vengano divise tra le due forze vincenti e non "ci sono le condizioni per una Camera da attribuire al Pd".

 

 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata