Nel suo primo discorso da presidente della Cassazione Giovanni Mammone affronta alcuni dei nodi e delle questioni sociali più difficili

Le tante forme della violenza nella vita di tutti i giorni, dalle baby gang al femminicidio, e l'abuso di mezzi di comunicazione e social. Nel suo primo discorso da presidente della Cassazione Giovanni Mammone, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario, affronta alcuni dei nodi e delle questioni sociali più difficili.

"Di notevole allarme sociale è il fenomeno del cosiddetto femminicidio che è indice della persistente situazione di vulnerabilità della donna e di una tendenza a risolvere la crisi dei rapporti interpersonali attraverso la violenza", sottolinea il presidente della Suprema Corte secondo il quale "a fronte del moltiplicarsi dei fenomeni di esplosione incontrollata di aggressività la risposta esclusivamente repressiva si rivela inefficace".

I processi sono lo specchio di una società nella quale sono tante le forme di aggressività fuori controllo: "Va segnalato l'aumento del numero dei procedimenti per reati contro la libertà sessuale e per atteggiamenti persecutori verso il partner, stalking – prosegue – nonché l'allarmante fenomeno delle aggressioni violente e immotivate messe in atto da giovanissimi ai danni di coetanei". Preoccupante per il presidente è anche il diffuso "abuso dei mezzi di comunicazione e degli strumenti di partecipazione sociale messi a disposizione della Rete".

Nell'anno in cui ricorre l'ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia non manca un riferimento all'importanza della memoria "di quell'evento che fu occasione di divisione ed odio e dal quale, oggi più che mai, la nostra collettività vuole sentirsi lontana". Poi il riferimento al traffico di migranti: "In alcuni distretti – afferma Mammone – permane alto il numero dei procedimenti penali connessi all'immigrazione clandestina, spesso collegata ai fenomeni di criminalità organizzata transnazionali".

"In questo campo – continua – accanto all'adozione delle misure di intervento di carattere penale, dovranno essere verificati gli effetti dei provvedimenti legislativi per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale e per il contrasto dell'immigrazione illegale nel momento in cui la loro applicazione sarà entrata a pieno regime". Sul fronte amministrativo la giustizia sconta una "condizionante carenza numerica del personale", evidenzia Mammone, che in Cassazione supera il 20% dell'organico.

A questo si aggiunge 'l'abnorme' quantità di nuovi ricorsi, cui si aggiunge la questione legata al "moltiplicarsi ed il sovrapporsi delle fonti normative" che costituisce "un disvalore che pregiudica la certezza". Nonostante ciò, "la durata media del giudizio penale, già di per sè contenuta, è ulteriormente diminuita, passando dai 240 giorni del 2016 ai 200 del 2017, rimanendo al di sotto del limite massimo fissato dalla Corte della Convenzione europea dei diritti dell'uomo".

Anche la durata media dei procedimenti civili è scesa, per la prima volta, sotto i tre anni. Da ultimo il monito alla categoria dei magistrati ai quali "il vivere sociale impone precisi obblighi deontologici di misura e moderatezza, necessari per preservare la loro immagine di terzietà, non solo in ambito istituzionale ma anche nella vita privata". 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata