Frecciata alla Lega da parte del premier alla Conferenza nazionale della Cooperazione allo Sviluppo

Doppio binario per Paolo Gentiloni, sempre più impegnato tra appuntamenti istituzionali e campagna elettorale del Pd. Le sue parole oggi su migranti e frontiere hanno acceso la polemica politica. "'Aiutiamoli a casa loro' non è l'impostazione di un grande Paese come l'Italia", ha detto a proposito dei migranti in occasione della Conferenza nazionale della Cooperazione allo Sviluppo. Parole arrivate dritte come una frecciata alla porta della Lega, dopo che nei giorni scorsi è stato proprio il candidato governatore del centrodestra in Lombardia, il leghista Attilio Fontana, a parlare di "razza". Non pago, il premier ha sottolineato che la cooperazione internazionale è la "componente fondamentale delle relazioni internazionali di cui oggi abbiamo bisogno". "Questo – ha detto il presidente del Consiglio – è il mondo che un Paese come l'Italia ha in mente e che non vogliamo farci scippare da chi pensa a un mondo di protezionismi, nazionalismi e di chiusura dentro le singole frontiere". Per Gentiloni l'Italia "ha salvato l'onore dell'Europa, salvando migliaia di vite umane", e ha mostrato la strada di come si passa dal traffico di esseri umani a una migrazione che non mette in pericolo le persone e della quale "non dobbiamo vergognarci di dire che c'è bisogno in un'Europa che invecchia".

La replica non si fa attendere. Per l'europarlamentare e vicesegretario federale della Lega Lorenzo Fontana "l'Europa che invecchia ha bisogno di generare nuovi figli". "La scorciatoia dell'immigrazione usata da Gentiloni è il segno evidente del disimpegno della politiche del centrosinistra che ha preferito aprire all'immigrazione piuttosto che investire su famiglia e natalità – prosegue l'esponente del Carroccio -. Noi crediamo invece che la demografia sia componente essenziale del rilancio economico del Paese: senza figli il Pil non può crescere".
Per Gentiloni, quando si parla di flussi migratori occorre essere consapevoli della necessità di "un impegno straordinario", che probabilmente durerà "diversi decenni", per trasformare i flussi gestiti da reti criminali in flussi che siano sicuri, organizzati e regolati. La strada è quella dei corridoi umanitari e non è invece quella "di illudere quella parte di opinione pubblica che può essere comprensibilmente spaventata, preoccupata per i diversi, per gli stranieri, che ci sia qualche metodo per chiudere un rubinetto dei flussi migratori".
 

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