Il premier a Reggio Emilia per i 221 anni della bandiera: "Non possiamo essere italiani riluttanti"
"Non possiamo essere italiani riluttanti. Non è questo il modo giusto per affrontare, in modo aperto, le sfide che ci vengono oggi dal mondo". Allo stesso modo, però, "a nessuno può essere permesso di utilizzare il tricolore come vessillo di odio". E non si deve trasformare il patriottismo in "nazionalismo ostile ad altri Paesi". Così il premier Paolo Gentiloni durante la sua visita a Reggio Emilia, in occasione della sua visita oggi per i 221 anni del Tricolore.
Perché Reggio Emilia? Perché in questa città, il 7 gennaio 1797, sulla scorta della Rivoluzione francese, Giuseppe Compagnoni propose di adottare una bandiera rosso, bianco e verde al 14esimo Congresso Cispadano. Il vessillo che fu poi utilizzato dalla Repubblica Cispadana e, dopo guerre e trasversie, dalla monarchia italiana. "Il Tricolore verde, bianco e rosso ha animato i moti rivoluzionari del 1821, ha entusiasmato gli ideali di libertà della Repubblica Romana nel 1849, ha guidato l'Armata sarda prima e italiana poi durante le campagne del Risorgimento e nei tragici conflitti mondiali del secolo scorso", sintetizza il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"Simbolo che unisce tutti gli italiani, il Tricolore rappresenta l'emblema dei valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, di rispetto dei diritti dell'uomo e di solidarietà", spiega ancora il capo dello Stato. Gentiloni, nel suo discorso a Reggio Emilia, cita Mattarella. Ma cita anche un altro presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che mise in atto "un grande lavoro sui simboli dell'identità italiana", quasi riabilitando l'amore per la bandiera e l'inno, spesso appanaggio della sola parte destra dell'arco politico italiano.
"Noi abbiamo più che mai bisogno di investire sulla nostra identità e sulla nostra coesione", dice Gentiloni ricordando il lavoro di Ciampi. Il patriottismo che lui vorrebbe non scivola nel "nazionalismo ostile ad altri Paesi". Al contrario, "promuove la pace"; "si fa campione del dialogo multilaterale"; "difende valori che fino a uno o due anni fa erano ritenuti scontanti", come "la libertà di commercio".
E' un patriottismo che – in maniera simile a quanto fa il presidente francese Emmanuel Macron – "investe convintamente sull'Europa", afferma il premier. L'Italia, aggiunge, "è un Paese convintamente europeista e lo dovrà essere più che mai nelle prossime settimane, mesi e anni", e questo perché, come "ricorda Romano Prodi", "non c'è mai stata una domanda di Europa così forte nel mondo", dal "punto di vista geopolitico e valoriale".
Gentiloni tocca brevemente anche i temi di attualità politica. Sul tema migratorio, ribadisce che "l'Italia è a testa alta" perché "ha fatto quello che bisognava fare" diventando "campione dell'accoglienza" e allo stesso tempo "fermando il traffico di esseri umani". Per quanto riguarda, invece, la campagna elettorale, il premier si limita a sottolineare che quella che ci aspetta "non è certo la stagione delle cicale". Ed è proprio per questo che, a suo parere, "ci sono risultati ottenuti dalle famiglie, dalle imprese, dai lavoratori italiani" che "non si possono assolutamente disperdere". "E' il momento di lavorare con convinzione, perchè la congiuntura economica possa tradursi e svilupparsi in conseguenze positive dal punto di vista sociale – scandisce il presidente del consiglio -. Dobbiamo mettere al centro dell'azione di queste settimane, e della prossima legislatura, la capacità di usare questa congiuntura favorevole".
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