Le tre formazioni principali stanno tutte mettendo a punto programmi e strategie, non senza divisioni e problemi interni
Con il discorso del presidente della Repubblica, in cui si parla di una "pagina bianca" che scriveranno elettori, partiti e Parlamento con le elezioni del 4 marzo prossimo, si può davvero dire che il 2018 inizia assieme alla campagna elettorale per le politiche che disegneranno i nuovi assetti di Montecitorio e Palazzo Madama. Le tre formazioni principali – centrosinistra, centrodestra e pentastellati – stanno tutte mettendo a punto programmi e strategie, non senza divisioni e problemi interni. Le discussioni entreranno nel vivo nei prossimi giorni, con la campagna vera e propria che partirà probabilmente dopo l'Epifania.
IL PARTITO DEMOCRATICO. Il Pd di Matteo Renzi è la forza più esposta per le attività di governo, e che sembra in difficoltà nel guadagnare consensi, almeno a far fede agli ultimi sondaggi. In Largo del Nazareno, a Roma, ci si dovrebbe vedere in due occasioni, in direzioni di partito che potrebbero essere il 15 e il 20 gennaio. I nodi da sciogliere riguardano soprattutto le candidature. Queste toccano, da un lato, i collegi uninominali (da cui esce un solo posto per un unico posto in Parlamento). Dall'altro, ci sono i collegi plurinominali basati sul sistema proporzionale (più sicuri). Chi andrà in quale collegio sarà il refrain dei democratici (e non solo) fino alle decisioni finali, su cui metterà il sigillo lo stesso Renzi.
I FUORIUSCITI, 'LIBERI E UGUALI'. Alla sinistra del Pd si pone una forza che già sta creando diversi grattacapi ai dem. I fuoriusciti dal partito (in prima fila Pierluigi Bersani, Roberto Speranza, Massimo D'Alema) si sono messi sotto la guida del presidente del Senato Pietro Grasso nella nuova formazione Liberi e Uguali (Leu). La loro opposizione al Pd a guida renziana sembra per il momento inconciliabile: ora si andrà al voto, poi si vedrà. Lo stesso Bersani, però, non esclude discussioni tra Leu e M5S.
LA CIVICA POPOLARE DI LORENZIN. Diversa, e cooperante, la 'Civica Popolare', che si affianca al Pd nella corsa verso le urne. Nella lista – che ha nel simbolo la "margherita trentina", da non confondere altri fiori che potrebbero provocare ricorsi in tribunale – confluiscono rappresentanti di Ap, Centristi per l'Europa (il gruppo politico guidato da Pier Ferdinando Casini), Idv, Democrazia Solidale e L'Italiaèpopolare. Volto principale della Civica popolare sarà Beatrice Lorenzin, attuale ministro della Sanità.
BONINO '+EUROPA' CORRE DA SOLA. Diversa la questione di un'altra formazione politica, '+Europa', che ha come sponsor principale Emma Bonino. In questo caso, proprio oggi è stato ufficializzata la corsa autonoma rispetto al Pd, dovuto a quello che '+Europa' definisce un pasticcio tecnico-giuridico previsto dalla legge elettorale. Pur non opponendosi apertamente ai dem, i candidati di Bonino spiegano che presenteranno i loro nomi per i collegi uninominali. In questa maniera, quindi, distoglieranno voti che potenzialmente potrebbero andare ai candidati dem.
LA DISFIDA BERLUSCONI-SALVINI. Meno complessa, ma non senza nodi da sciogliere, è il quadro interno al centrodestra. Qui i due protagonisti principali sono Silvio Berlusconi (Forza Italia) e Matteo Salvini (Lega). Pur professando una intesa di facciata, i due non si risparmiano frecciatine: Salvini, in particolare, vuole esser sicuro che Berlusconi (in caso di risultato incerto) possa dialogare con Renzi e arrivare ad un governo di larghe intese, lascidano i leghisti al palo. I due, comunque, potrebbero far reggere l'accordo di alleanza (che include pure i Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni e una nuova formazione centrista, 'Noi con l'Italia', di Maurizio Lupi). Di conseguenza, non si dovrebbero avere problemi drammatici per i nomi dei candidati (ma i nodi, anche qui, saranno sui collegi uninominali).
MOVIMENTO 5 STELLE. Le novità più interessanti sono arrivate nei giorni scorsi per i candidati pentastellati, con una nuova serie di regole che sembrano solidificare il potere del leader politico Luigi Di Maio e del fondatore Beppe Grillo (il quale però sembra tenersi defilato). Anche chi non è iscritto al Movimento, infatti, potrà candidarsi alle prossime elezioni. In questo modo, spiega chi sta seguendo la stesura delle norme, il Movimento potrà individuare anche candidati dalla società civile (sotto la regia dello stesso Di Maio). E' prevista poi una multa di 100mila euro ai possibili 'voltagabbana' del futuro: si vuole cioé sanzionare chi viene eletto con il Movimento 5 Stelle il 4 marzo prossimo ma poi cambia casacca. Nei prossimi due giorni, si dovrebbe chiudere la possibilità di autocandidarsi attraverso il sistema online.
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