Ius soli, al Senato manca numero legale: stop all’esame del ddl

Festeggia il vicepresidente Calderoli: "Grande vittoria"

Stop definitivo, almeno in questa legislatura, all'esame del ddl sullo 'ius soli' per mancanza del numero legale in Senato. L'aula di Palazzo Madama dopo l'ok alla manovra ha iniziato la discussione sul provvedimento con l'esame delle pregiudiziali di costituzionalità. Ma, su richiesta del senatore leghista Roberto Calderoli, il presidente Pietro Grasso ha verificato il numero legale dei presenti in Aula: assenti 29 dem (comunque non sufficienti per raggiungere il quorum), tutti i CinqueStelle e la quasi totalità dei centristi. Fissata la nuova seduta per martedì 9 gennaio. Di fatto, è la vittoria di Forza Italia e Lega.

"Il ddl è naufragato. Colpito e affondato. Morto e sepolto", ha dichiarato Calderoli a cui ha fatto eco Maurizio Gasparri: "Orgogliosi di aver fatto naufragare una legge folle". Il senatore Pd, Luigi Manconi ha annunciato la fine dello sciopero della fame, iniziato il 18 dicembre a sostegno del provvedimento che avrebbe riguardato la cittadinanza per 800mila minori. E tra lo sdegno di organizzazioni come l'Unicef, i Radicali hanno chiesto al Capo dello Stato Sergio Mattarella di rinviare lo scioglimento delle Camere, previsto alla fine della prossima settimana, per dare tempo al Senato di discutere.

Calderoli, vicepresidente del Senato, ha esultato, prendendosi il merito: "Per me è una grande vittoria, perchè sono stato io in questi due anni e mezzo, con le mie decine di migliaia di emendamenti, a bloccare in commissione e poi in Aula questa assurda e inutile proposta di legge che serviva solo a regalare un milione di nuovi voti al Pd. E ora tutti quelli che a sinistra fingevano di digiunare per lo ius soli, saltando il pranzo ma non la cena, possono anche tornare a mangiare, anche se temo che il panettone stavolta gli andrà di traverso".

Ma per Maria Cecilia Guerra, capogruppo al Senato di Articolo 1 Mdp – Liberi e Uguali, il vero responsabile è il Partito democratico. "Non è il fato né la fine della legislatura ad aver portato la legge sulla cittadinanza su un binario morto ma una scelta politica del Pd, che l'ha tenuta inutilmente ferma in commissione per la paura di perdere consensi, prima nella campagna per il referendum istituzionale, poi nelle amministrative. Sempre sbandierando una volontà che non si è mai concretizzata in una vera assunzione di responsabilità. Da ultimo la farsa di una calendarizzazione dopo la legge di bilancio che, come avevamo previsto, non poteva portare a nulla".

Indignato si è detto anche il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini, in una lunga nota. "Doveva essere un gesto di civiltà come qualcuno ha detto tempo fa, invece si chiude nel modo più incivile possibile: lo ius soli non verrà approvato, basta ipocrisie elettorali". "Chiediamo scusa – ha aggiunto – agli 800 mila compagni di classe dei nostri figli, adulti di domani, che vedranno negati ancora una volta i loro diritti. Provo vergogna nel vedere come una riforma moderata nei contenuti e così necessaria nella sostanza non trovi spazio al pari di tante altre". Secondo l'Unicef, "l'Italia ha violato l'articolo 2 della Convenzione sui Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in materia di non discriminazione, è un dato di fatto malgrado le continue raccomandazioni dei comitati Onu. Questi giovani italiani finiscono nel dimenticatoio mentre parte la gara alle candidature, le trattative sui collegi, le maratone tv". E l'appello è alla "buona Italia", quella "che come sempre sopperirà alle assurdità dei calcoli elettorali. Saranno quei cittadini della società civile e delle associazioni che continueranno a lavorare seriamente ogni giorno per arginare i danni di questo ennesimo scempio parlamentare e faranno capire a questi 800mila minori quanto essi contino per gli adulti responsabili del Paese".