E sul fronte carceri: "Continui gli sforzi contro il sovraffollamento"
Sulla legge sulla tortura arriva il rimprovero dell'Onu. Pur prendendo atto dell'adozione da parte dell'Italia della legge 110 del 14 luglio scorso che introduce la tortura come reato specifico, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, nelle conclusioni presentate oggi a Ginevra, sottolinea che la definizione sia "incompleta in quanto non menziona lo scopo dell'atto in questione, contrariamente a quanto prescritto dalla Convenzione" Onu contro la tortura. Inoltre, il reato non include le specifiche relative all'atto che è commesso da, su istigazione di, o con il consenso o l'acquiescenza di un pubblico ufficiale o altra persona che agisce in veste ufficiale.
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Il Comitato rileva quindi "gravi discrepanze tra la definizione" del reato di tortura della Convenzione e quello incorporato nel diritto interno che "creano scappatoie reali o potenziali per l'impunità" e chiede all'Italia di "portare il contenuto dell'articolo 613-bis del Codice penale in linea con l'articolo 1 della Convenzione".
Sul fronte carceri, il Comitato esprime apprezzamento per le misure adottate dall'Italia per ridurre il sovraffollamento, ma rileva come il numero di detenuti sia ancora superiore alla capacità delle strutture e invita a "continuare i suoi sforzi per migliorare le condizioni di detenzione". Il Comitato rileva, poi, che "i detenuti sono spesso non informati sui loro diritti o autorizzati a comunicare con i loro parenti" e "rimane preoccupato per le condizioni di detenzione in alcune strutture". Chiede che "la detenzione preventiva non sia eccessivamente prolungata" e di rivedere il regime speciale di detenzione del 41 bis e "metterlo in linea con gli standard internazionali sui diritti umani". Il Comitato, infine, "si rammarica della mancanza di informazioni complete sui suicidi e altre morti improvvise in strutture di detenzione".
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