Centrosinistra, su art.18 ancora scontro Pd-Mdp. Veltroni: “Restano macerie”

I 'no' di Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani non sono piaciuti a chi, dall'ex sindaco di Roma a Romano Prodi, è in campo per "costruire ponti"

Sembra destinata a fallire sotto la 'bandiera' dell'art. 18 la difficile trattativa, affidata a Piero Fassino, per ricomporre lo strappo esistente tra Pd e Mdp. I 'no' scanditi ieri dal palco dell'Alibert da Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani non sono certo piaciuti a chi, da Walter Veltroni a Romano Prodi, è in campo per "costruire ponti".

L'ex sindaco di Roma fa la voce grossa: "Se il problema è regolare i conti a sinistra, alla fine penso che rimangano le macerie, il rischio è molto elevato", avverte. L'ennesimo rimbrotto dell'ex segretario dem, però, non viene mandato giù dai bersaniani. A richiamarlo è un altro ex numero uno del Nazareno: "Dico a Walter Veltroni che ci vuole più rispetto. A sinistra non ci sono né rese di conti né asti nei confronti di Renzi.- sbotta Guglielmo Epifani – Il punto più semplice ma anche più profondo. Ci dividono questioni di merito; sul lavoro, sulla scuola, sul fisco, sulla politica dei bonus e su aspetti non secondari della vita democratica, come ad esempio mettere la fiducia sulla legge elettorale".

L'immagine plastica della distanza si ha poi nel pomeriggio alla Camera. In aula si discute la proposta presentata da Mdp per il ripristino dell'articolo 18 e a sedere tra i banchi ci sono solo deputati demoprograssisti e di sinistra italiana, o quasi. "Né il ministro del Lavoro, né i sottosegretari. È un disinteresse che lascia basiti", commentano i fedelissimi. Non è solo una questione di presenza in aula. I dem sono pronti a chiedere il ritorno in commissione del provvedimento, preferendo agire sulla legge di bilancio e predisponendo "una stretta per gli imprenditori che non rispettano le regole".

Lo scontro è netto: "E se invece di farci un appello al giorno convinceste Renzi ad approvare la nostra proposta di legge che reintroduce art.18? #padrinobili", scrive ironico su Twitter Speranza. Fassino, comunque, non demorde. "Non vedo perché non dovrebbe essere possibile un confronto aperto e senza pregiudizi con Mdp. Io sono aperto alla discussione. Senza tabù", ripete, pur sapendo però che sono altri gli interlocutori privilegiati.

A sinistra "ci sarà certamente una lista", dice parlando di Pisapia, come pure, al centro, di Pier Ferdinando Casini. Parla poi di "convergenza" per quel che riguarda Bonino e i Radicali "e c'è da vedere se poi si sostanzia in una lista oppure in una partecipazione a un'altra lista". Pisapia però non dà per scontata la sua presenza. "Bisogna dare un segnale di cambiamento fin dalla legge di bilancio. Nulla è scontato, ma certo che intervenire sui superticket per il diritto alla salute, sulla dignità del lavoro e sul precariato, con un maggior impegno sulle diseguaglianze, sarebbero segnali di svolta, decisivi per il futuro", sottolinea ribadendo la necessità di una figura "garante" per la premiership.

Anche Emma Bonino si tiene a distanza di sicurezza: "Con il Pd siamo lontani sui temi della giustizia, sul tema migratorio", "non ho preclusioni, ma non ho accordi". Renzi intanto si tiene alla larga dal dibattito, domani sarà a Parigi per incontrare per una visita privata Emmanuel Macron. Il suo pensiero, però, è affidato alle parole di Graziano Delrio: "Se i padri nobili che hanno fondato il centrosinistra, come Prodi, Castagnetti o Veltroni , scendessero in campo, sarei felicissimo ma – è l'affondo – la parola 'garante' usata da Pisapia mi piace poco… Nessuno che conosce Renzi può pensare di poterlo mai commissariare".