Dopo 15 anni il Consiglio dei ministri ha messo a punto il decreto legislativo che riforma la disciplina sull'uso delle intercettazioni. Un provvedimento "equilibrato", ha commentato il premier Paolo Gentiloni, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi, che ha come obiettivo, spiega quello di contrastare "l'abuso e non uso delle intercettazioni".
Il testo dovrà ora passare l'esame delle commissioni Giustizia di Camera e Senato per i pareri e poi tornare in Cdm per l'ok finale. Il decreto legislativo risponde alla delega affidata al governo nella riforma del processo penale, varata a luglio. Il provvedimento, varato oggi, metterà un limite all'utilizzo delle intercettazioni, che potranno essere trascritte solo se rilevanti per le indagini e attinenti. Cambiano le regole anche per gli avvocati che potranno 'esaminare' le trascrizioni di ascolto, sotto sorveglianza, ma non potranno copiarle e portarle fuori dagli uffici giudiziari. Delimitato anche l'uso dei virus-spia come il Trojan, captatori informatici, su pc e smartphone, questa restrizione però non sarà applicata a indagini su mafia e terrorismo. Infine la "diffusione di riprese e registrazioni di comunicazioni fraudolente sarà punita con la reclusione fino a 4 anni".
"È una decisione importante e che merita un'attenzione particolare – aggiunge Gentiloni – sappiamo che questo strumento è fondamentale per le indagini e in nessuno modo vogliamo limitare la possibilità di disporre di uno strumento per la magistratura fondamentale per contrastare i reati più gravi". Il premier ci tiene a sottolineare che il provvedimento "disciplina un uso più stringente" delle intercettazioni senza però, "ledere il diritto di cronaca". Soddisfatto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che assicura: "Il provvedimento che abbiamo approvato in via preliminare non restringe la possibilità dei magistrati di utilizzare le intercettazioni, non interviene sulla libertà di stampa e sul diritto di cronaca, interviene solo su come vengono selezionate le intercettazioni". Nel decreto, conclude il Guardasigilli, "abbiamo messo una serie di vincoli che non restringono la capacità di indagine ma riducono il rischio della fuga di notizie se non sono legate a fatti penalmente rilevanti".
L'Anm apprezza lo "sforzo", sottolineando che nel decreto è "centrato l'obiettivo di piena tutela della privacy e della riservatezza di chi con le indagini nulla c'entra". Rimane però un limite importante, spiega il presidente Eugenio Albamonte, nell'utilizzo dei captatori informatici. "Questa è la parte più debole della riforma. Si tratta- stigmatizza Albamonte – di un arretramento che non risponde allo spirito della giurisprudenza. Non si è compreso che questo strumento tecnico serve a mettere al passo coi tempi le capacità investigative".