Il Movimento continua la sua campagna elettorale tra Cenobbio, la Versiliana e l'autodromo di Monza
Il Movimento 5 Stelle vuole strapparsi di dosso l'etichetta di 'estremista' e indossa l'abito buono per salire sui palchi di Cernobbio e della Versiliana, con una capatina in curva al Gran Premio di Monza. Tre luoghi completamente diversi a cui corrispondono altrettanti target di elettorato, quasi a voler confermare la natura "postideologica" del Movimento, come sottolineato più volte dallo stesso Beppe Grillo.
L'immagine plastica di quello che il Movimento vuole essere la dà Luigi Di Maio sulle orme del premier Paolo Gentiloni, prima al forum degli industriali e dopo sulla pista della Formula 1. Altro segnale indicativo delle intenzioni è la presenza, in entrambi i posti, dell'altro leader populista, Matteo Salvini. Alla fine però alla Ferrari ha giovato senz'altro più il silenzio di Paolo Gentiloni che il tifo del deputato Cinquestelle e del segretario della Lega, entrambi documentati sui social con tanto di foto: Di Maio in polo rossa con le scie tricolori sullo sfondo e Salvini di fronte alle scuderie del Cavallino rampante.
Se Di Maio rassicura gli industriali di non voler uscire dall'Unione europea e si spinge fino a dire che il M5S non è "contro il profitto, ma contro il privilegio", tocca all'altro volto più amato dei Cinquestelle, Alessandro Di Battista, fare sprazzi di luce sul mistero della candidatura a presidente del Consiglio del Movimento, di cui si sa poco o nulla a meno di venti giorni dal raduno a 5 Stelle di Rimini del 22,23 e 24 settembre dove è previsto il 'disvelamento' del nome. "Per ora non c'è nessuna candidatura ufficiale. E secondo me, non ce ne sarà solo una", annuncia il deputato romano alla festa del Fatto quotidiano nella Versiliana. Ma se Di Maio sembra il prescelto – il suo intervento al forum Ambrosetti e il tweet al Gp sono puntualmente rilanciati da Beppe Grillo sul blog e sui social network – Di Battista non esclude di concorrere alla carica, anche se chi lo conosce sostiene che non sia la sua aspirazione. "Arriverà il momento in cui dirò quel che farò – promette sibillino -. Saprete a tempo dovuto".
Particolare la visione che il deputato ha dell'elettorato nazionale e della democrazia. "Ho capito – sostiene – che il problema dell'Italia sono gli italiani: finché saremo disposti a piegarci e rivotare gli stessi per prezzi stracciati". E a chi gli fa notare che il programma politico della principale forza di governo è deciso da sole centomila persone votanti su Rousseau, replica: "Da sempre, i grandi cambiamenti nella storia sono stati fatti da una minoranza organizzata". Quindi spiega: "Il Movimento non è un partito che ha le correnti. Il Movimento ha un programma e qualunque sia il candidato presidente del Consiglio porta avanti quel programma e zitto".
Di Battista apre anche sul limite del doppio mandato, come già tempo addietro aveva fatto, poi ripreso dallo stesso Grillo, Max Bugani, uomo forte di Casaleggio a Bologna. Sul divieto di ricandidarsi una terza volta nelle istituzioni "deciderà la rete", annuncia. "Non ci abbiamo ancora pensato", ammette. Salvo smentirsi poco dopo: "Qualche complottista dice 'vi fanno vincere e poi vi fanno cadere dopo pochi mesi, così avete esaurito il limite dei due mandati e non vi potete ricandidare'. Io di parlamentari che votano contro un governo, anche dei Cinquestelle, perdendo i quattrini, non ne ho mai visti. Per cui secondo me, non succederà. Qualora dovesse succedere dopo sei mesi, faremo una valutazione e troveremo una soluzione alternativa". E già indica la via, vale a dire i due mandati 'cumulabili' cioè intesi come dieci anni complessivi e non come doppia elezione. "Perché, per me, il massimo che devi stare dentro le istituzioni sono 10 anni ossia due mandati completi", spiega e incassa l'applauso della platea.
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