Il presidente della Repubblica alla commemorazione per i 25 anni dall'omicidio del simbolo antimafia

La "tragica morte" di Paolo Borsellino "insieme a coloro che lo scortavano con affetto, deve ancora avere una definitiva parola di giustizia. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino nella ricerca della verità sulla strage di Via D'Amelio, e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato". Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aprendo il suo intervento al plenum del Csm dedicato alla desecretazione degli atti del fascicolo personale di Paolo Borsellino.

"Oggi ricordiamo Paolo Borsellino non perché è stato assassinato ma perché ha vissuto in maniera autentica il suo servizio allo Stato, con coraggio, con dedizione e con tenacia, facendo della mitezza d'animo uno dei suoi punti di forza. A lui il Paese è riconoscente per la testimonianza che ha reso, per il sacrificio a cui è stato sottoposto e, con lui, la sua famiglia, per il grande senso di umanità, di giustizia, di speranza che ha permeato tutta la sua esistenza, dedicata, con efficacia straordinaria, all'obiettivo che la Sicilia e l'Italia fossero liberate dalla mafia". E ha concluso: "Come ho già detto in occasione della seduta dedicata a Giovanni Falcone, la rievocazione delle loro figure non può, e non deve, trasformarsi in un rituale fine a se stesso, originato dalle spinte emotive suscitate dall'occasione".

Intanto il plenum del Csm ha votato all'unanimità la desecretazione degli atti del fascicolo personale del magistrato. "Abbiamo constatato che la verità non è stata pienamente trovata e che giustizia non è stata fatta dopo 25 anni", ha commentato la figlia Lucia Borsellino.

"Borsellino ha saputo, con la fermezza e la dedizione di un uomo innamorato del suo Paese, dare a tutti noi una grande lezione di coerenza e di senso del dovere. Il suo esempio è sopravvissuto all'esplosivo di Via D'Amelio, al tempo, alle calunnie, ai pezzi di verità mancanti che ancora affannosamente cerchiamo: vive e si rafforza nei gesti di chi, ogni giorno, si impegna per la legalità e la giustizia; nella voce di quanti non rimangono più in silenzio; nel coraggio che serve per rifiutare compromessi, privilegi e indebite scorciatoie". Così il presidente Pietro Grasso in Aula. "Ricorre oggi il 25° anniversario della strage di Via D'Amelio, nella quale furono barbaramente assassinati il giudice Paolo Borsellino e gli uomini di scorta della Polizia di Stato Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina – ha detto Grasso prendendo la parola dinanzi all'assemblea – Il nostro primo pensiero, sono certo, si rivolge innanzitutt oalle famiglie degli uomini e delle donne uccisi da quell'esplosione. Non erano trascorsi neanche due mesi dalla strage di Capaci quando l'Italia si trovò di fronte a un secondo attacco terroristico-mafioso". "Il 19 luglio è un giorno che racchiude in sé dolore, emozione e pensieri, ricordi, bilanci e promesse che trovano spazio all'ombra dell'ulivo piantato nel luogo in cui quel tremendo boato trascinò con sé la loro vita e sotto il quale oggi si ritroveranno centinaia di ragazze e ragazzi – continua – Il dolore e lo sconforto confondono e ridisegnano la nozione che abbiamo del tempo: ecco come venticinque anni – o cinquantasette giorni – sembrano interminabili e, al tempo stesso, volati via in un attimo. La quiete di una domenica qualunque d'estate si trasformò, in un istante, in una ferita che non potremo mai sanare. Non abbiamo dimenticato nulla di quella domenica palermitana, né della vita e dell'esempio degli uomini e delle donne vittime della furia omicida della mafia".

 "Di Paolo Borsellino voglio in questa solenne occasione ricordare soprattutto il sorriso. Era un uomo solare, simpatico, affabile. Professionalmente aveva un eccezionale talento, una passione viscerale e una ineguagliabile capacità di superare fatica e delusioni. Sapeva sempre dare il giusto consiglio ai colleghi più giovani: me ne ha dati tanti, preziosissimi, quando iniziai a studiare le carte del maxiprocesso". "Dopo il 23 maggio 1992 l'espressione di Paolo si trasformò in una maschera di tensione e di dolore – continua Grasso – Fu chiamato dalla sua coscienza a raccogliere il lascito pericoloso del suo amico e collega, e sebbene fisicamente e moralmente distrutto per la perdita di Giovanni, ne assunse la pesante eredità con la precisa consapevolezza che presto avrebbe seguito il suo destino; aveva deciso di continuare e si era buttato senza un attimo di tregua nelle indagini, imponendosi ritmi massacranti con l'ansia di una vera lotta contro il tempo".

"Colleghe e colleghi, come sapete ricorre oggi il venticinquesimo anniversario della strage di via d'Amelio, nel quale morirono Paolo Borsellino e gli agenti della Polizia di Stato addetti alla sua scorta – Agostino Catalano, Walter Eddie Cosìna, Emanuela Loi, Vincenzo Fabio Li Muli e Claudio Traìna". Così la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini,. "L'attentato – verificatosi 57 giorni dopo quello di Capaci in cui perirono Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e la scorta – suscitò sgomento e commozione in tutti gli italiani e le italiane che di Paolo Borsellino avevano imparato ad apprezzare la professionalità e il rigore del magistrato, ma anche l'insopprimibile fiducia nella capacità di riscatto civile e morale della Sicilia e dell'Italia". "Il ricordo del sacrificio di questo servitore dello Stato è ancora molto vivo in tutti noi – ha detto Boldrini – Altrettanto profondo deve continuare ad essere l'impegno delle Istituzioni, della società civile e dei singoli cittadini nel contrasto alla criminalità organizzata. Il Parlamento, nella legislatura in corso, si è mosso in questa direzione, rafforzando il quadro legislativo in tema di lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione. Ma ciò non basta. Per il successo della battaglia contro la mafia occorre – come diceva Paolo Borsellino – che nei cittadini, soprattutto quelli più giovani, si radichi la cultura della legalità e dell'integrità e il rifiuto della logica del ricatto e del malaffare". "Sta anzitutto a noi – ha aggiutno Boldrini – esortare le giovani generazioni a non disperdere nell'indifferenza o nella superficialità il senso di questo insegnamento. È un impegno che – come ho avuto già modo di ricordare in occasione della commemorazione della strage di Capaci lo scorso 23 maggio – dobbiamo continuare ad attuare in modo fermo ed incondizionato anche nell'attività parlamentare e più in generale politica, attraverso i provvedimenti che adottiamo e i comportamenti individuali che teniamo". 

"Preghiamo per tutte le vittime delle mafie, chiediamo la forza di andare avanti, di continuare a lottare contro la corruzione". Così Papa Francesco in un tweet 

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