Di Maio: Puntiamo al 40%, nel governo anche i non iscritti

"Stiamo lavorando a un programma rivoluzionario, è la nostra priorità"

 Non c'è il rischio di un Paese bloccato, dopo le elezioni, perché vinceremo con il 40% grazie a un programma innovativo che stiamo mettendo a punto in Rete. Sarà la nostra rivoluzione gentile". Così il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle, in un'intervista al Corriere della Sera, spiegando che "bisogna essere convinti di ciò che si fa, se guarda i dati il nostro trend positivo è impressionante".

Di Maio parla degli  errori a Roma e delle polemiche per quello che è accaduto a Genova: "i problemi e gli errori si faranno sempre – spiega – L'importante è che siano fatti in buona fede. Un errore in buona fede non è come un errore in malafede. I cittadini lo capiscono. Come nel caso del voto su Minzolini dove io vedo del dolo politico. E attendiamo un intervento del capo dello Stato sulla vicenda". E "quello che è accaduto a Genova serve a spiegare ai cittadini che non ci faremo fregare come nel 2013 quando della gente si è intrufolata nelle nostre liste per poi passare in Parlamento al gruppo misto".

Parlando della eventuale squadra di governo, e del possibile ingresso di personalità non iscritte al Movimento, Di Maio sottolinea che "stiamo lavorando a un programma rivoluzionario. Questa è la nostra priorità ora. Non esistono preclusioni, ma ci vogliono persone che condividano i principi legati ai nostri temi: ambiente, acqua, energia, trasporti. Ma appunto il nostro focus è sui contenuti. Per esempio un programma energetico che punti ai prossimi 50 anni. Anzi, proprio per questo farò parte di una delegazione che sarà a Copenaghen per vedere nuove tecnologie".

Di Maio torna poi a prendere le distanze con la manifestazione dei Forconi, che si terrà oggi: "Qualcuno diceva che era nostra e non lo è. Anzi colgo l'occasione per invitare tutti a manifestazioni pacifiche", Se il Parlamento viola la legge, continua, "qualcuno si sentirà autorizzato a farlo fuori. E questo mi inquieta. Se sto in Parlamento è perché credo che le istituzioni si possano cambiare dal loro interno in modo pacifico".