"Sono attualmente già impegnati settemila militari nell'operazione 'Strade sicure', e potrebbero essere impiegati anche per controllare laddove una presenza significativa di migranti potrebbe essere problematica per l'ordine pubblico"

Usare l'esercito per controllare i Cie. E' l'ipotesi alla quale sta lavorando il Governo per il nuovo piano annunciato negli ultimi giorni. Lo ha confermato la ministra della Difesa Roberta Pinotti, parlando a SkyTg24. Su questa ipotesi "non solo siamo d'accordo – ha detto – ma stiamo dando il massimo di disponibilità per intervenire con le forze armate. Sono attualmente già impegnati settemila militari nell'operazione 'Strade sicure', e potrebbero essere impiegati anche per controllare laddove una presenza significativa di migranti potrebbe essere problematica per l'ordine pubblico".

 "Voglio chiarire che la missione della marina in mare non è una missione di salvataggio, quello è l'obiettivo della guardia costiera. La marina interviene quando chiamata nell'ambito dell'operazione 'Mare sicuro'. Con l'instabilità della Libia e la presenza delle nostre piattaforme petrolifere, col fatto che abbiamo tanti pescherecci e che il terrorismo potrebbe venire via mare, abbiamo una missione. Ma la missione riguarda la sicurezza dell'Italia e non il salvataggio in mare" ha sottolineato Pinotti.

SOSTENERE LA MARINA LIBICA. "Bisogna trasformare la missione europea. Dobbiamo sostenere la marina libica perché ci siano effettivamente dei controlli nelle acque libiche. Non possiamo continuare a veder partire migliaia di barconi dalla Libia" ha detto la ministra della Difesa spiegando che la missione 'Eunavfor Med – operazione Sophia' attualmente in corso prevede una fase '2b' alla quale "è venuto il momento di passare". Si tratta, ha spiegato, "dell'accompagnamento delle autorità libiche al rafforzamento dei controlli della sua guardia costiera. Non sarà una barriera italiana contro i migranti, ma un passaggio nell'ambito della missione europea". L'obiettivo italiano, ha precisato, è anche quello di spingere le autorità libiche a rafforzare i controlli lungo i suoi confini meridionali, quelli attraverso i quali arrivano i migranti nel Paese prima di ripartire verso l'Europa.

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