Paolo Gentiloni è il nuovo presidente del Consiglio. A meno da una settimana dalle dimissioni di Matteo Renzi (salito al Quirinale per rimettere il mandato mercoledì 7 dicembre) l'ormai ministro degli Esteri trasloca ufficialmente dalla Farnesina a Palazzo Chigi e lo fa in tempi record. Dopo l'incarico con riserva, consultazioni lampo concluse ieri con i partiti di maggioranza, poi di nuovo al Quirinale per comunicare al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di aver deciso di accettare l'incarico e presentare la lista dei Ministri.
Un governo che cambia poco rispetto al precedente esecutivo con sole cinque new entry e un cambio di dicastero. La figura più discussa, Maria Elena Boschi, come preannunciato non esce dal governo, ma si sposta a Palazzo Chigi come sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri con funzione di segretario. Angelino Alfano lascia il Viminale e approda al Ministero degli Esteri. A prendere il suo posto all'interno Marco Minniti prima sottosegretario con la delega ai servizi segreti. All'Istruzione approda invece Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato in quota Pd. Anna Finocchiaro invece diventa la titolare dei Rapporti con il Parlamento.
Nascono due nuovi Ministeri quello dello Sport affidato al renziano Lotti, che mantiene la delega all'editoria, e quello per il Sud e Mezzogiorno che sarà gestito da Claudio De Vincenti. Scompare il Ministero per il riforme, nella logica, ha spiegato Gentiloni dopo aver accettato l'incarico che "il governo si dovrà operare per facilitare il lavoro delle forze parlamentari volto a individuare le nuove regole per le leggi elettorali". Il governo giura nella stessa serata nelle mani del presidente della Repubblica e a seguire la cerimonia della Campanella e il Cdm a Palazzo Chigi sancisce l'uscita definitiva da Palazzo di Matteo Renzi.
Una tegola però cade praticamente quando Gentiloni ancora non ha sciolto la riserva. "Non mi nascondo certo le difficoltà politiche che derivano dall'esito del referendum e dalla successiva crisi politica" dice al termine del colloquio con Mattarella parlando con la stampa ed effettivamente è così. Proprio mentre il premier incaricato stila la lista dei Ministri il partito di Ala-Scelta Civica annuncia che non voterà la fiducia al nuovo governo. Il partito di Denis Verdini non ottiene una poltrona nella nuova compagine dell'esecutivo pur avendo promesso fedeltà e responsabilità a qualsiasi soluzione avesse trovato il presidente della Repubblica. Una riunione del gruppo proprio alle 18 e subito dopo la conferma: "Non voteremo la fiducia a un governo che ci pare al momento intenzionato a mantenere uno status quo, che più dignitosamente sarebbe stato comprensibile con un governo Renzi-bis". Notizia che molto probabilmente fa allungare il faccia a faccia tra Gentiloni e Mattarella che dura oltre un'ora. Nessun ritocco alla lista, però, che esce praticamente immodificata.
Oggi la fiducia in Parlamento e il forfait di Verdini potrebbe pesare soprattutto in Senato. Qui Gentiloni potrà contare su circa 172 voti su 320, senza i 18 di Ala che ormai passa all'opposizione. Sufficienti per incassare l'ok di Palazzo Madama. Ma non sono escluse defezioni dell'ultima ora.