"Farà poco per migliorare la qualità del governo, della legislazione e della politica"

Duro attacco del Financial Times alla riforma costituzionale del premier Matteo Renzi. In un editoriale, a firma Tony Barber dal titolo 'Le riforme dei Matteo Renzi sono un ponte verso il nulla', il quotidiano londinese critica la legge sottoposta a referendum il 4 dicembre prossimo. "Contrariamente alle affermazioni di Renzi, le riforme costituzionali proposte faranno poco per migliorare la qualità del governo, della legislazione e della politica", precisa il Ft, spiegando che "l'Italia non ha bisogno di leggi da approvare più rapidamente possibile ma di meno leggi e migliori" che "siano scritte con cura e applicate nella realtà invece che essere bloccate o aggirate dalla pubblica amministrazione, interessi particolari e dalla burocrazia".

L'articolo prende spunto dall'annuncio del premier di rilanciare il progetto per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. "Perchè Renzi, che aveva criticato nel 2012 il piano lanciato da Silvio Berlusconi bollandolo come uno spreco di denaro, sostiene ora di vederne dei pregi?", si chiede Barber dando anche come possibile risposta proprio il referendum del 4 dicembre. Strizzando l'occhio all'elettorato di destra "Renzi mira a ridurre l'incentivo dei fedelissimi di Berlusconi a farlo cadere in caso di sconfitta al referendum. Ma vale la pena un simile progetto?", domanda il Ft.

Entrando nel dettaglio della riforma costituzionale, l'editoriale analizza che "in questo modo, i poteri del Senato, la camera alta del Parlamento, saranno drasticamente ridotti in favore della camera bassa. Il Senato non sarà più eletto con il voto popolare diretto, ma sarà composto principalmente da consiglieri e sindaci regionali. I suoi membri saranno ridotti da 315 a 100". Renzi, ricorda il Ft, sostiene che le modifiche alla Costituzione daranno più stabilità al sistema istituzionale. Ma, precisa Barber, si dimentica che il record di tutti i governi del Dopoguerra confutano questa tesi: il Parlamento italiano ha approvato più leggi di Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito. "Nonostante Renzi non abbia la maggioranza al Senato, il suo governo ha approvato la riforma del mercato del lavoro e le agevolazioni fiscali che sono al centro del suo programma".

Secondo il quotidiano il vero problema "è la frammentazione del sistema politico italiano". "Ogni partito, ogni corrente di partito, si distingue per una serie distintiva di interessi economici, geografici, ideologici, religiosi o sociali – o anche per l'auto-interesse del suo leader", si legge nell'editoriale.

Il Financial Times poi non perde occasione per criticare anche la riforma elettorale: l'Italicum è "una cattiva riforma", che consegna il potere "alla maggioranza per cinque anni". "Nelle capitali europee – conclude il quotidiano – si ha la sensazione che Renzi meriti di essere sostenuto.  Un'Italia senza timone, vulnerabile a una crisi bancaria e al movimento anti-establishment dei Cinque Stelle, causerebbe seri problemi. Eppure, una sconfitta referendaria per Renzi non deve per forza destabilizzare l'Italia. Una vittoria, d'altra parte, potrebbe far emergere la follia di mettere gli obiettivi di sopravvivenza (politica) dello stesso Renzi davanti alla vera necessità strategica dell'Italia: quello di una sana democrazia".

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