"In settimana arriveranno i nomi degli assessori". È l'annuncio della sindaca di Roma Virginia Raggi a margine della conferenza Global Win, dopo l'ennesimo stop and go nella vicenda della casella mancante dell'assessore al Bilancio, patrimonio e partecipate, al Campidoglio, segnato con il recente dietro front di Salvatore Tutino.
Raggi, intanto, ha firmato l'atto di revoca della nomina di Raffaele De Dominicis ad assessore al Bilancio, protocollato ieri, assumendo su di sé, al momento, le deleghe a Bilancio, Patrimonio e Partecipate. Ad annunciarlo è stata Virginia Proverbio, vicecapo vicario di gabinetto del sindaco, alla commissione capitolina Trasparenza convocata dal consigliere dem, Marco Palumbo, che la presiede, proprio per avere delucidazioni sulla nomina di De Dominicis.
Toni critici sui tempi della revoca arrivano dall'opposizione dell'assemblea capitolina, che oggi in aula si occuperà del ritiro della candidatura olimpica di Roma per il 2024.
"La Raggi sta battendo ogni record, con De Dominicis abbiamo il primo assessore al Bilancio a sua insaputa. L'ex magistrato è stato assessore al Bilancio per venti giorni, peccato però che non abbia mai messo piede in Campidoglio. Gli verrà pagato lo stipendio? La Sindaca chiederà scusa per aver mentito alla stampa, al suo movimento politico, al Consiglio comunale e a tutta la cittadinanza? Tra una bugia e un litigio sarebbe bello sapere quando inizierà a governare", afferma Alessandro Onorato, consigliere della Lista Marchini in Campidoglio.
"Ho spacchettato le deleghe come da mia idea iniziale perché la riorganizzazione delle partecipate deve essere gestita autonomamente da Bilancio e Patrimonio", ha poi spiegato oggi la sindaca.
La nomina dell'ex procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio, arrivata dopo ledimissioni di Marcello Minenna, fu stoppata quando emerse che De Dominicis era indagato per abuso d'ufficio.
Raggi ieri alla conferenza del network internazionale delle donne Global Win ha puntato il dito contro le quote rosa. "In Italia abbiamo un problema grande, l'affermazione della donna nelle istituzioni elettive e in campo aziendale: la risposta è legata alle quote rosa – ha sottolineato Raggi – un provvedimento che nasce per ridurre la discriminazione di genere, per sfondare il 'soffitto di vetro'. Ma onestamente per me questa legge rappresenta un recinto, una riserva per i panda".
Per la prima sindaca donna della Capitale la legge sulle quote rosa "si rivela ancora più discriminatoria, perché non garantisce né la democrazia né la meritocrazia e offende le donne e le confina in una visione anacronistica. L'uguaglianza di genere va promossa nella società, ma la promozione attraverso una quota fissa è superficiale e non aiuta ad affrontare il problema che è molto più articolato".
La visione della Raggi sulla rappresentanza femminile nelle istituzioni si trasferisce paro paro sulle nomine attese in Campidoglio. La sindaca, sollecitata sul tema dai cronisti, con cui anche oggi ha avuto da dire sul modo in cui appena arrivata al convegno la incalzavano con domande sulle nomine, non assicura la presenza di candidati donne nella rosa dei nomi e rivendica: "Ancora quote rosa? Io punto sulla qualità".