Referendum, Boschi: Se vince il No deciderà Mattarella

"Democrazia non è a rischio", ha aggiunto la ministra

"Cosa faremo in caso di vittoria del no al referendum? Fermo restando che sono sicura di vincere, non lo so. Ma non vorrei più parlare dei destini personali. C'è un presidente della Repubblica che, eventualmente, dovrà stabilire quello che dovremo fare". Lo dice la ministra per le Riforme Costituzionali Maria Elena Boschi nel corso di un incontro dal titolo 'Costituzione la riforma alla prova del voto' alla fondazione Corriere della Sera a Milano. "Credo che chi fa politica non possa pensare di farla per tutta la vita – ha aggiunto il ministro – bisogna essere disposti a dover lasciare. Ci era stato fatto notare che non potevamo personalizzare il referendum e quindi abbiamo smesso di farlo.
Stiamo cercando – ha concluso Boschi – di togliere dal tavolo tutto quello che non c'entra nulla col referendum".

"La riforma costituzionale non mette a rischio la democrazia perché cambia l'organizzazione dello Stato, non la sua forma", ha aggiunto Lo ha detto la ministra Boschi, intervenendo all'incontro 'La riforma alla prova del voto' alla fondazione Corriere della Sera a Milano. Il "Molti costituzionalisti che sostengono il no, non pongono come tema il rischio che si verifichi una deriva autoritaria o una diminuzione della democrazia. Questo rischio non c'è", ha assicurato il ministro Boschi, replicando così alle critiche più frequenti alla riforma che porta il suo nome. "Non abbiamo stravolto la Costituzione – sottolinea Boschi – perché tutta la prima parte resta immutata, dall'articolo 1 al 54. Abbiamo revisionato la seconda, toccando l'organizzazione dello Stato, non la forma". E aggiunge: "Si supera il bicameralismo paritario, il Titolo  V, si riduce il numero dei parlamentari, si aboliscono il Cnel e le province".

 Quanto alla legge elettorale, il ministro ribadisce che non fa parte della riforma costituzionale perchè "è legge ordinaria e non sarà oggetto del quesito referendario".  "La riforma – aggiunge – non si propone di dare poteri a un unico soggetto, ma consente una maggiore stabilità perchè attraverso un nuovo rapporto di fiducia tra governo e Camera non si creerà il rischio di avere governi che non hanno la stessa maggioranza nei due rami del Parlamento". "Ci siamo esercitati ad analizzare le leggi approvate in questa legislatura – ha ggiunto – e ci siamo resi conto che su 260 leggi solo 5 avrebbero avuto il procedimento bicamerale; complessivamente siamo al 3%. Questo significa che la riforma semplifica l'iter legislativo e potremo approvare le leggi in tempi certi. E' un segnale di serietà nei confronti dei cittadini". Il ministro insiste su un punto, e cioè  che quando dovremo votare per il referendum: "Dobbiamo avere la consapevolezza che noi siamo chiamati a votare non tra questa e una diversa riforma ideale, ma tra questa riforma e quella attualmente vigente".