Il premier replica alla cancelliera Merkel: "L'ultima a non rispettarle fu la Germania nel 2003"
Il premier Matteo Renzi vuole un'Europa fatta più di politiche sociali e meno di banche, ma per paradosso la sua conferenza di chiusura dopo la prima riunione a Bruxelles del Consiglio europeo a 27, senza la Gran Bretagna, ha come tema principale proprio gli istituti di credito. Dopo le indiscrezioni del Financial Times che davano come certi 40 miliardi di innesti pubblici preparati dal governo italiano per aiutare le banche nel post Brexit, Angela Merkel, interpellata, avverte: "Credo che sia stata concessa una certa flessibilità a certi Paesi per favorire la crescita. Guardando soprattutto all'Italia, posso dire che abbiamo adottato diverse soluzioni, ma non possiamo ridiscutere ogni due anni". Immediata la risposta del presidente del Consiglio: "L'Italia non chiede di cambiare le regole, l'ultima a non rispettare le regole fu la Germania nel 2003 perché Berlusconi, che è un uomo molto generoso, gliel'ha consentito". Renzi ricorda i 247 miliardi innestati dal governo tedesco e cita i predecessori – Berlusconi, Monti e Letta – che pur potendo non fecero altrettanto. "Il problema delle banche doveva essere affrontato tre o quattro anni fa e non è stato fatto", chiosa.
Pur ricordando che le banche non sono state al centro del dibattito dei 27, secondo Renzi non c'è bisogno di violare le norme perché "nell'ambito delle regole europee c'è tutto lo spazio per fare ciò che serve all'Italia". Non solo. La Brexit non dovrebbe avere effetti dirompenti sull'economia reale italiana. Renzi sostiene che nel documento dei 27 di oggi il Consiglio europeo risponde anche agli avvertimenti di Draghi espressi ieri. "Le ipotesi che le cose vadano peggio di quanto non si immagini è preso in considerazione. Ma secondo il rapporto di Padoan, in Italia l'impatto della Brexit sull'economia reale è limitato", puntualizza. Renzi si dice certo che l'Europa è in grado di proteggere i denari dei correntisti e dei cittadini. E annuncia quel miliardo e quattrocentomila euro di fondi di coesione con cui il governo torna in Italia e che verranno investiti "in piccole imprese e giovani". "Più keynesiani e meno tayloristi", questa la linea per colmare nei prossimi anni "il gap che ci divide dagli altri Paesi europei", vale a dire più investimenti pubblici e meno liberismo.
Un passaggio quindi sulle banche italiane. "Fare provvedimenti sulle banche, non vuol dire favorirle", ha chiarito il premier secondo cui "il governo ha salvato risparmiatori e correntisti", "ha fatto pulizia". Il resto, ribatte, è "demagogia e vergognosa propaganda politica". Anche l'intervento sulle popolari è servito, anzi, andava fatto 25 anni fa. Se poi ci sono "banchieri bravi e colpevoli" – il riferimento, voluto, è agli istituti del Nord Est – il premier si augura che si proceda con rigore fino in fondo, ma non si pronuncia sulle polemiche che i risparmiatori truffati rivolgono alla Consob perché "il governo rispetta le autorità indipendenti".
Infine Renzi annuncia che il Fondo Atlante "è nelle condizioni di essere ulteriormente capitalizzato". Attraverso il fondo d'investimento alternativo che serve a sostenere le banche italiane nelle proprie operazioni di ricapitalizzazione potrebbe passare proprio la misura che l'Italia intende adottare nel caso il sistema finanziario traballi eccessivamente dopo la Brexit. E sui vertici di Unicredit, il presidente del Consiglio si limita a dirsi certo che "i soci abbiano consapevolezza che una grande banca ha bisogno di una guida stabile e solida".
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