Il premier: "Servono crescita e innovazione"

Roma, 26 giu. (LaPresse) – "La più grande sconfitta degli ultimi anni – il no al referendum britannico – può diventare l'occasione più interessante per il rilancio del disegno europeo. Suona come un paradosso, lo so. Ma è la realtà. Ci siamo svegliati male, venerdì mattina. Proviamo a svegliarci, allora. A svegliarci meglio di venerdì". Così il premier Matteo Renzi in una lettera inviata al Sole 24 Ore, che ieri titolava 'Europa svegliati'.

"L'Europa è la nostra casa. La casa in cui viviamo, ma anche la casa che lasceremo ai nostri figli. La casa che non è solo un luogo fisico ma – come tutte le case – un mix di emozioni e sentimenti che non si possono spiegare con le parole. Questa casa ha bisogno urgente di essere rinfrescata, ristrutturata, rimessa a posto – ha aggiunto -. Adesso è tempo di muoverci con ancora più determinazione. La sconfitta britannica lo permette e per certi versi, addirittura, lo impone. L'Europa c'è. Non è finita giovedì nel voto di qualche quartiere inglese devastato dalla crisi della manifattura e dalla mancanza di speranza nel futuro. L'Europa non è finita, c'è. Va solo liberata dal risentimento, dalle procedure, dalle miopie. Deve riprendersi la propria identità".

Secondo Renzi "le politiche di austerity hanno cancellato l'orizzonte. Hanno trasformato il futuro in una minaccia. Hanno spinto alla paura.  Tenere i conti in ordine è un valore. Un dovere. Qui nessuno fa il tifo per le cicale contro le formiche. Ma senza crescita non c'è lavoro. Senza investimenti non c'è domani. Senza flessibilità non c'è comunità".

L'immigrazione "non può essere senza limiti, è ovvio. Ma nessun muro ci salverà dal mondo che preme fuori dal nostro perimetro. Ecco perché occorre un Migration compact finanziato con strumenti innovativi, che ci porta a investire in Africa, creando le condizioni perché da quelle terre non si parta in massa verso la nuova presunta Terra promessa".

Per Renzi "la sicurezza è un problema. Stare insieme, condividere le informazioni, cooperare a livello internazionale, avere una politica unitaria di difesa non è un segnale di debolezza, ma di forza. E farlo seguendo il principio italiano per cui per ogni euro investito in sicurezza deve corrispondere un euro investito in cultura è oggi una necessità assoluta. I killer degli attentati nelle nostre città sono cresciuti nelle periferie europee, non lontano da noi. L'Italia c'è. Verrebbe da dire, l'Italia è tornata. Le riforme di questi anni infatti – dal mercato del lavoro alle riforme istituzionali, dai diritti alle tasse – ci hanno consegnato la stabilità che non è un valore, ma la pre-condizione per poter essere competitivi".

Poi conclude: "La vera sfida è quella di aiutare l'Europa a recuperare smalto, energia, ideali. Con questo spirito ieri a Parigi, domani a Berlino, martedì a Bruxelles dovremo portare il senso di responsabilità e il coraggio che hanno contraddistinto per anni gli italiani. Perché alla fine dei conti svegliarsi per l'Europa significa semplicemente tornare se stessa: una terra che ha scelto la pace perché i suoi padri avevano conosciuto la guerra. Che ha investito sulla crescita perché i suoi padri avevano conosciuto la fame".

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