Nannicini: Chi vuole uscire dal lavoro non può farlo gratis

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio difende il progetto che l'esecutivo sta discutendo coi sindacati

"La nostra non è una nuova riforma delle pensioni, l'impianto generale rimane quello attuale anche perché il sistema non è in sofferenza. L'Ape è la risposta ad un mercato del lavoro che cambia, ed è anche la risposta ad una richiesta di flessibilità e nel contempo la convinzione che chi vuole uscire prima dal mercato del lavoro non può farlo totalmente gratis". Tommaso Nannicini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio ma soprattutto esperto del sistema pensionistico nazionale, difende il progetto che l'esecutivo sta discutendo anche con i sindacati. "Il nostro deve essere uno sguardo in avanti anche perché per quanto riguarda il nostro sistema previdenziale stiamo molto meglio di tanti altri paesi europei che sconteranno nei prossimi anni alcune forti criticità. Il nostro paese ha fatto varie riforme previdenziali che ci rendono ottimisti per il futuro. Bisogna solo considerare che su questo terreno la transizione è lunga: noi oggi paghiamo il conto di una riforma che darà i suoi frutti nei prossimi anni. E' un prezzo che si deve pagare ma che verrà ripagato".

Il governo sta anche risolvendo la questione degli esodati lasciata in eredità dalla riforma Fornero: "C'era un problema", dice Nannicini, "lo abbiamo quasi completamente risolto e siamo ormai all'ultimo step". Sul paese pesa una crisi che viene da lontano e che ha lasciato e continua a lasciare profonde ferite. Al centro della polemica ci sono anche le banche. "Si tratta di rafforzare", dice ancora Nannicini, "un sistema che è solido e aggiungo tra i paesi europei quello italiano è stato il meno aiutato dalla mano pubblica. Il problema è che dobbiamo concepire un sistema bancario che deve modernizzarsi come deve modernizzarsi il paese modificando le sue competenze e il suo ruolo. Certo ci sarà anche un problema occupazionale non solo in termini di numeri ma anche di ruoli e appunto competenze. Io credo che si debba superare una sorta di bancocentrismo dando spazio ad altre forme di finanziamento per l'economia reale". Rispetto al rallentamento della crescita "ci sono stati sicuramente fattori esterni" argomenta Nannicini, "ma non possono diventare una sorta di alibi. Servono riforme strutturali e investimenti per agganciare i primi segnali di ripresa. E' il compito del Governo ma non solo. Penso per esempio alla necessità che anche l'imprenditoria possa cambiare pelle e reinventarsi. Non è facile, lo so, ma è questa la strada da percorrere". E serve una pubblica amministrazione più efficente, ma adatta ai cambiamenti che si preannunciano. "La Pubblica amministrazione nel nostro paese soffre di poca flessibilità e l'invecchiamento può costituire in questo senso un problema. La rigidità è certamente un ostacolo al cambiamento ma la si deve superare cercando di favorire l'invecchiamento attivo".

In Francia la riforma del lavoro crea disagio e proteste anche violente mentre in Italia il Job acts pur criticato dai sindacati, comincia a dare i suoi frutti: "Tra noi e la Francia ci sono alcune differenze,più negli strumenti adottati che nella filosofia di fondo dove si cerca di superare il dualismo tra lavori stabili e precari fisso e la necessità di una contrattazione decentrata. Noi ci siamo dati con il Job acts due obiettivi: ridurre questo dualismo e favorire il contratto a tempo indeterminato. Come? Superando soprattutto la paura ad investire sulla capacità lavorativa del materiale umano". E con le riforme come predica quotidianamente il presidente del Consiglio. "Siamo stati criticati per gli ottantta euro" conclude Nannicini, "ma l'obiettivo era ed è quello di agire su due fronti: da un lato avviare delle riforme strutturali che com'è noto a tutti, non possono produrre effetti immediati; e dall'altro intervenire sulla leva congiunturale dando subito un pò di ossigeno a famiglie e imprese, con gli ottanta euro per le prime,con la riduzione delle tasse per le seconde".