2 giugno, il diritto di voto delle donne in Italia compie 70 anni

Nel 1946 per la prima volta il suffragio femminile

La Repubblica italiana compie 70 anni e con lei anche il suffragio universale nel nostro Paese. Il referendum che sancisce la fine della monarchia vede, per la prima volta nella storia italiana, l'ingresso nelle cabine di voto di milioni di donne finalmente parte integrante dell'elettorato attivo e passivo. In realtà, il suffragio femminile era stato introdotto mesi prima: il 31 gennaio 1945, infatti, era stato emanato il decreto legislativo con cui si conferiva il diritto di voto alle italiane che avevano almeno 21 anni. Il 10 marzo 1946 nei seggi di 436 comuni italiani si  presentano anche le donne, per la prima volta nella storia italiana. Soltanto il 2 giugno dello stesso anno, però, la dimensione dell'importanza del suffragio universale diventa davvero chiara.

"Per la prima volta a noi italiane – scrive l'8 marzo 1946 sulle pagine di 'Il Giornale del Mattino' la scrittrice e poetessa Rina Faccio, conosciuta con lo pseudonimo di Sibilla Aleramo – viene conferita la dignità di cittadine. Siamo chiamate ad assumere parte della responsabilità che finora hanno avuto solo gli uomini nello svolgersi degli eventi pubblici. Eravamo delle escluse, delle eterne assenti, non avevamo colpa degli errori e delle follie che accadevano fra popoli e popoli, né delle ingiustizie che si perpetuavano […], oggi non più. Oggi che il voto ci è stato elargito, prendiamo sulle spalle per il futuro metà del peso che grava sui nostri compagni, padri, sposi, figli. Immenso peso". Sibilla Aleramo a quell'epoca ha 70 anni, una vita sentimentale burrascosa alle spalle e una storia personale e politica che la portò ad appoggiare prima gli intellettuali antifascisti, poi Benito Mussolini e, infine, a iscriversi al Partito comunista. Quando viene introdotto il suffragio universale, sono passati 40 anni dal suo primo libro, 'Una donna', considerato il primo romanzo nella storia del femminismo italiano. Un'autobiografia sofferta e a tratti straziante che condensa nelle sue pagine l'orrore per la prevaricazione maschile.

La storia del diritto di voto delle donne in Italia segue, seppur con almeno 20-30 anni di ritardo, il percorso compiuto da molti Paesi europei, dove il suffragio femminile fu introdotto dopo la Prima guerra mondiale. All'inizio del '900 nascono il Consiglio nazionale delle donne italiane e l'Alleanza femminile pro suffragio e, a parte qualche discussione parlamentare tra la fine dell'800 e il 1907, è soltanto nel 1912 con Giolitti che si apre il primo dibattito sul suffragio universale. Nel 1919 Francesco Saverio Nitti propone l'allargamento del diritto di voto politico e amministrativo alle donne, ma il progetto non arriva all'esame delle Camere. Quattro anni più tardi, nel 1923, Benito Mussolini introduce il suffragio amministrativo femminile che si scontra, però, con la riforma degli enti locali voluta proprio dal fascismo. Ventidue anni dopo, il 31 gennaio 1945 viene emanato il decreto con cui le donne diventano, per la prima volta, parte dell'elettorato attivo e di quello passivo.