"L'atteggiamento negativo di parte della Chiesa e della gerarchia era ampiamente atteso. Io sono cattolico, ma quando faccio politica la faccio da laico e ho giurato sulla Costituzione non sul Vangelo". Matteo Renzi risponde l'indomani del via libera alla legge sulle unioni civili alle critiche arrivate dal mondo ecclesiastico che monsignor Nunzio Galantino, segretario della Dei, aveva definito "una sconfitta per tutti". Il premier parla dal salotto di 'Porta a Porta' ben sapendo che il suo messaggio, oltre a varcare i confini del Vaticano, entrerà nelle case della maggioranza degli italiani. Il presidente del Consiglio dice di rispetto le posizioni di tutti, ma aggiunge: "conoscendo il mio mondo, sapevo che ci sarebbero state delle polemiche". Renzi non risparmia una stoccata a quella "parte di gerarchia cattolica" e di mondo delle associazioni pro famiglia che non hanno saputo "riconoscere quel che si è fatto per arrivare a un equilibrio": "lo trovo ingiusto", ha sbottato il premier che ribadisce "è una legge equilibrata, è una legge di compromesso". Incalzato sulla minaccia del voto contrario al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale da parte di chi non voleva le unioni civili, il premier afferma di trovare "un po' forzato" il legame con il referendum. Renzi non vuole il conflitto aperto e si vede. A minacce di fronte le quali in altre occasioni avrebbe risposto alzando il tiro, ora invece si spinge ad affermare che si tratta di un dissenso "rispettabile e legittimo", limitandosi a definire "un po' strano" l'anatema che promette di "farla pagare al referendum di ottobre". Complice anche la presenza dell'autorevole e liberale Ferruccio De Bortoli, Renzi sfodera tutto il suo coraggio: "Se una cosa è giusta – dichiara – non ti devi preoccupare dei voti che perdi. Io ho in mente le facce di donne e uomini che si aspettavano questa legge. Se tu pensi che una legge sia giusta, la fai e, se dovrai pagare un prezzo in termini elettorali, lo pagherai". E' una festa per tutti?, si chiede Renzi, "no, perché per alcuni si è fatto troppo e per altri non abbastanza: è un punto di equilibrio". Non sono escluse tuttavia successive modifiche, "vediamo se cambierà qualcosa". E sulla stepchild adoption, "se si poteva fare qualcosa, lo avremmo fatto: vediamo se riusciremo a fare qualcosa da qui al 2018".
ALA E LA MAGGIORANZA. Il premier-segretario risponde anche di Ala e dei balletti dentro e fuori la maggioranza. Il fatto che Ala voti le riforme e le fiducie "è un dato di fatto oggettivo, inconfutabile di questo tipo di legislatura. Con l'Italicum non sarà più così e non ci saranno più inciuci". GIUDICI. Da scaletta, Renzi risponde anche sui rapporti politica-magistratura, dopo le tensioni dei giorni scorsi che hanno visto Piercamillo Davigo e Piergiorgio Morosini esprimersi sui politici corrotti e contro il referendum costituzionale. "Io mi fido dei giudici italiani. Per me i giudici possono dire la loro su tutto, ma penso che i giudici dovrebbero superare il passato e arrivare a non considerare l'avviso di garanzia come una sentenza di condanna". Quindi l'ammissione, quasi un'autocritica, ma tutta a sinistra: "per anni ci sono state strumentalizzazioni dell'avviso di garanzia anche da parte del centrosinistra". E sul lodo Falanga: "Non sono informato, può essere una soluzione, l'importante è concludere in fretta" la riforma del processo penale in cui è contenuta la modifica della prescrizione su cui il premier non ha escluso la fiducia. Non è questo il punto centrale, per Renzi, l'essenziale – lei motivo – è che i processi si concludano e si vada a sentenza.
REFERENDUM. Il presidente del Consiglio affronta quindi il nodo riforma costituzionale. "Io non sono assolutamente favorevole allo spacchettamento del quesito referendario sulla riforma costituzionale, altrimenti giochiamo a Tetris. Ma non deciderò io", precisa. Quindi la promessa: "Se perdo il referendum sulla riforma costituzionale, avendo legato il mio governo alle riforme, significa che io mi dimetto il giorno dopo. Poi deciderà il Presidente della Repubblica se vado subito a casa". Nel caso, Renzi esclude anche di ripresentarsi a elezioni.
FISCO e PENSIONI. Dopo unioni civili, giustizia e governo, tocca al capitolo tasse e pensioni. Renzi apre alla flessibilità in uscita e al superamento quindi dei vincoli della legge Fornero. "Stiamo studiando un meccanismo per uscire prima dal mondo del lavoro, sapendo che ci sono i vincoli di Bruxelles. Stiamo studiando un anticipo pensionistico. Si chiama Ape", annuncia il presidente. Il ragionamento è semplice: se sei disposto a rinunciare a una piccola percentuale annua – "dall'1 al 3 per cento", spiega Renzi – ci dev'essere la possibilità. Stiamo ragionando. L'anticipo pensionistico sta nella legge si stabilità 2017. Noi siamo pronti a incontrare anche domattina i sindacati dei pensionati". Quindi il rientro dei capitali all'estero. "Secondo me sì, rifaremo la voluntary disclosure.
La voluntary disclosure 2 è un'ipotesi molto concreta". Tocca poi all'occupazione e alla ripresa. Il premier anticipa "proposte shock, molto innovative" sull'uso degli incentivi e dei fondi rotativi, messe a punto in questi giorni con il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda per favorire il lavoro e la ripresa. Infine un passaggio sulle banche. Renzi precisa di lavorare molto bene con Bankitalia e Consob e punta il dito sugli esecutivi precedenti e sugli opinionisti che per anni non si sono mai accorti di quanto stesse accadendo. "Le banche dai governi precedenti non sono state toccate – puntualizza -. Dicono a me di lobby con le banche, ma io al massimo ho il mutuo con la banca".