Trivelle, Fornaro (Pd): Minoranza? Né vinti né sconfitti

Intervista di LaPresse al senatore della sinistra dem dopo il mancato quorum al referendum

Il giorno dopo il quorum mancato al referendum sulle trivelle, dal Pd si levano voci contrastanti e molti silenzi. Il senatore della sinistra Pd Federico Fornaro che non si sente "né sconfitto né vincitore", ma che pone un problema al partito: recuperare i 'sì' del referendum sulle trivelle e trasformarli in 'sì' a un altro referendum, quello di ottobre, dove la posta in gioco è più alta perché, oltre a toccare la revisione della Costituzione, segnerà lo stop o il via libera al governo Renzi.

Senatore, si può parlare di vittoria quando i voti della minoranza Pd sono andati a sommarsi a quelli delle opposizioni e di forze politiche che nulla hanno a che vedere con la tradizione del centrosinistra? 

Io non do questa lettura. Non mi sento né vincitore né sconfitto. Per la minoranza non è una vittoria né una sconfitta. Ma abbiamo intercettato il voto di chi voleva recarsi alle urne, anche disobbedendo a Renzi. Se i flussi dei voti confermano che più di un terzo degli elettori del Pd è andato a votare significa che la posizione assunta dalla minoranza è stata giusta perché ha dato rappresentanza a una parte significativa dell'elettorato che ha respinto le indicazioni del segretario e presidente del Consiglio.  Io non ho mai creduto si potesse raggiungere il quorum, la nostra previsione si aggirava intorno al 32 per cento e il risultato poi è stato del 31,8 per cento: un risultato di media partecipazione. Fossi in Renzi però non mi accontenterei di guardare la percentuale, ma terrei conto dei numeri assoluti: 12 milioni e ottocentomila elettori non sono pochi, se si considera che il bacino del Pd è di 10 milioni di elettori . Non è un trionfo della linea del governo. Come minoranza riteniamo che il risultato delle previsioni debba far riflettere Renzi e chiediamo che non si ripetano commenti irrisori come quelli di Carbone che appartengono a un'altra cultura politica.

Quindi come legge il risultato del referendum? 

Sedici milioni di elettori (se si contano quelli all'estero) vanno tenuti in considerazione, è un segnale che il Pd deve valutare. Quello che dovrebbe preoccupare Renzi è la dimensione del fronte del 'Sì' che, al netto della minoranza Pd e di qualcuno in Forza Italia, si sovrappone al fronte del 'no' del referendum di ottobre.  Si pongono due questioni.
Primo, come portare la quota di elettori Pd che hanno votato 'sì' sulle trivelle (quindi contro l'indicazione del governo) a votare 'sì' anche al referendum costituzionale di ottobre. Non c'è nessun automatismo, ma siccome c'è un terzo dell'elettorato del Pd che ha disubbidito a Renzi ed è andato a votare, come li convinci a votare per le riforme? La seconda questione è che per vincere a ottobre ci vorrà una percentuale di votanti alta: Renzi deve portare a casa i dieci milioni dell'elettorato Dem più altri 3 milioni.