"Gli sviluppi giudiziari di Verdini erano prevedibili perché c'erano in ballo 5 rinvii a giudizio per reati gravi, fra cui quello sulla P3. Questo era il problema, non che fosse il mostro di Loknees o il colore dei suoi mocassini come si è voluto far credere. Fermo restando il principio garantista che si è innocenti fino all'ultimo grado di giudizio, resta un nodo politico che la condanna di oggi rafforza: il Pd non aveva e non ha alcun bisogno di filtrare con Verdini e di ricorrere ai suoi voti, neppure al Senato". Così il senatore della minoranza Pd, Miguel Gotor, dopo la notizia della condanna di Denis Verdini. "Se Renzi lo fa – aggiunge il senatore – è perché evidentemente non può e non vuole fare diversamente: del resto, tra i due, c'è un sodalizio che risale alle origini della ascesa politica di Renzi, quando i voti dI Verdini e dei suoi amici fiorentini furono necessari affinché egli superasse di un soffio il 40 per cento alle primarie e dunque vincesse al primo turno la candidatura per correre da sindaco. Il resto è storia nota, una storia che non piace a tanti iscritti del Pd ed elettori del centrosinistra che ritengono che il nostro partito non debba avere nulla a che fare con uno dei rappresentanti più noti della stagione berlusconiana, ma evidentemente è proprio vero che gli amici si vedono nel momento del bisogno".