Renzi contro il tetto alla presenza di titoli di Stato nel portafoglio delle banche
Si preannuncia come un altro Consiglio europeo di fuoco quello che si apre oggi a Bruxelles. Al centro del vertice la questione dei migranti e quella dell'uscita del Regno Unito dall'Ue. Ma alla vigilia della riunione dei 28 capi di Stato e di governo, il premier Matteo Renzi, nella consueta informativa alle Camere, ha annunciato quello che sarà il prossimo terreno di scontro con Berlino. "Noi metteremo il veto – ha detto – su qualsiasi tentativo di dare un tetto alla presenza di titoli di Stato nel portafoglio delle banche. Non cederemo e saremo di una forza esemplare su questo". Non solo, ma oggi c'è "una questione enorme che riguarda la prima e anche la seconda banca tedesca", ha continuato riferendosi a Deutsche Bank e Commerzbank. "Io faccio il tifo – ha polemizzato – perché quella banca sia salvata perché sarebbe assurdo pensare in un'ottica nazionalista il contrario".
LO SCONTRO CON BERLINO E BRUXELLES. D'altra parte, nell'ultimo mese i toni con Berlino e Bruxelles non si sono attenuati. Se la visita di Renzi in Germania del 29 gennaio non ha portato alla distensione sperata – la cancelliera Angela Merkel ha ribadito che sulla flessibilità chiesta dall'Italia per la legge di Stabilità decide la Commissione -, col presidente dell'esecutivo europeo Jean-Claude Juncker si sono consumati recentemente un paio di botta e risposta a distanza prima sul tema dei tre miliardi alla Turchia, poi sui conti.
L'ATTACCO DI MONTI. Un clima che ha portato l'ex presidente del Consiglio Mario Monti ad accattare duramente l'attuale inquilino di Palazzo Chigi. "Lei rischia di far fare passi indietro all'Europa", ha detto prendendo la parola in Senato. E ha accusato: "Lei non manca occasione per denigrare le modalità concrete di esistenza dell'Unione europea. Questo sta introducendo negli italiani, soprattutto quelli che sentono il suo fascino e tendono a seguirla, una pericolossima alienazione rispetto all'Europa".
L'AFFONDO. E poi l'affondo: "Lei sa come in Europa il nostro sia percepito come un Paese con una scarsa propensione al rispetto delle regole. Lo stesso presidente della Repubblica nel discorso di fine anno ha ricordato i dati dell'evasione fiscale, pari a oltre il 7,5% del Pil. Trecentomila posti di lavoro si potrebbero creare dimezzando l'evasione fiscale. All'estero lo sanno e sono sorpresi che chiediamo mezzo punto di deficit in più, mostrando di credere che potremo fare in questo modo maggiore crescita".
"NON ACCETTO LEZIONI". Secca la risposta di Renzi: "Le procedure di infrazione quando lei ha lasciato erano 104, oggi sono 91 e sono in diminuzione. Siamo al record minimo. Nel febbraio 2014 erano 114. Il deficit era al 3,9% del Pil, adesso al 2,4%. E' il deficit più basso che la Repubblica abbia mai avuto. Sul rispetto delle regole non accetto lezioni". "Nel 2015 – ha aggiunto – il livello di recupero dell'evasione ha toccato i 14,8 miliardi di euro. E' il record storico mai fatto in Italia".
BREXIT. Polemiche sul rapporto Roma-Bruxelles a parte, oggi e domani a tenere banco sarà la questione della Brexit. Su questo la posizione dell'Italia, ha spiegato Renzi, è che "vanno fatti tutti gli sforzi necessari per tenere il Regno Unito nell'Ue". Cosa che è "innanzitutto nell'interesse degli inglesi", ma anche nostro, perché "se un Paese del G7 decidesse di fare a meno dell'Ue, sarebbe anche un segnale di portata storica che andrebbe al di là della riduzione da 28 a 27". Questo però, ha ammonito, "significa che dobbiamo accettare pedissequamente tutto ciò che viene richiesto da Londra? Assolutamente no, ovviamente". Perciò l'Italia non farà passi indietro sul punto cruciale: "Non ridimensioneremo il ruolo dell'euro". Renzi ha espresso l'auspicio "che si voti il prima possibile", perché va evitato "ogni elemento di incertezza".
DAVUTOGLU ASSENTE. Quanto alla crisi dei migranti, il vertice parte come al solito in salita: appena due giorni fa l'Austria ha annunciato l'intenzione di imporre stringenti controlli alle frontiere – incluse quelle con l'Italia – e quote agli ingressi. Mentre all'ormai consueto pre-vertice convocato dalla Merkel con 11 Paesi per discutere dei ricollocamenti e per scongiurare il crollo di Schengen non ci sarà il premier turco Ahmet Davutoglu, trattenuto ad Ankara dopo l'attentato di ieri.
"PAZIENZA E TENACIA". Renzi ha annunciato un atteggiamento prudente con l'Austra: "Il collegamento del Brennero – ha detto – non può essere solo un tunnel, è la parola fine a secoli di guerre e contrapposizioni. Da questo punto di vista occorrerà munirsi di un senso di pazienza e tenacia per affrontare la questione orientale".
Perché quello sui confini, ha aggiunto Renzi, "è un dibattito dominato dalla paura e dai rischi" e "non riguarda solo l'Austria".
"SOLDI ALLA TURCHIA NON BASTANO, INVESTIRE IN AFRICA". E se "nessuno di noi può pensare che bastino i tre miliardi al governo turco per risolvere il problema", l'unica chiave di volta sarà investire nei Paesi d'origine: "E' una scelta strategica – ha spiegato Renzi – tornare a investire in Africa perché se i migranti rischiano tutto ciò che hanno lo fanno perché non hanno opportunità nei propri Paesi".
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