Secondo il Premio Nobel esiste un paragone di infedeltà fra il tradimento tra maestro e attore e quello tra Movimento 5 Stelle e attivista
"E' un atto di difesa contro i tradimenti di disonesti e infedeli, un deterrente del Movimento che evita di essere bastonato e cornuto ogni volta. E poi basta essere linciati: c'è qualcuno che vuole mettere in caciara ogni mossa dei 5 stelle, come quando si fa cagnara per isolare la volpe o il cinghiale durante la caccia". E' il commento a LaPresse di Dario Fo, premio Nobel per la letteratura e drammaturgo, in merito alla durissima stretta di Beppe Grillo e Casaleggio nei confronti dei dissidenti: una multa da 150mila euro per chi si mette contro la linea ufficiale del M5S. Dario Fo ha le idee chiare sui motivi che avrebbero portato i vertici a tale decisione: "Evidentemente è un atto di difesa, una specie di gioco di comando verso eventuali disonesti che si affacciano ai 5 Stelle per poter avere un veicolo sul quale montare e, al momento buono, andarsene via, tenendosi però tutto il denaro guadagnato ogni mese, per poi cambiare e vestire i panni di un altro partito o movimento che magari, invece, difende pure il diritto di tenersi in tasca quei soldi".
Mai tenero con i politici, quotidianamente immerso nei suoi dipinti, tra tele e pennelli, il 'Maestro' Fo non usa mezzi termini: "Parliamoci chiaro: negli ultimi tempi sono molti i personaggi in cerca di visibilità e che saltano da una parte all'altra. Infliggere una multa è un deterrente messo in campo che serve al Movimento per evitare di essere mazziato, bastonato e cornuto ogni volta. Perchè ci sono troppe persone che giocano basso e sfruttano il Movimento finchè gli fa comodo, firmando un contratto che gli mette in tasca dei quattrini, facendosi poi trainare da altri e andandosene nella cosiddetta 'zona dei maiali'". Dario Fo non esita a fare degli esempi, raccontando anche pezzi di storia personale: "In certi Paesi europei, come Spagna e Portogallo, se cambi casacca politica è bene che te ne vai, che esci. Anche Franca, mia moglie, nel 2008 si era dimessa da senatrice del Governo Prodi, ma con dignità e non alla ricerca di un altro carrozzone, concludendo quella temporanea fase per cui si era momentaneamente prestata alla politica istituzionale e tornando a spendersi in battaglie culturali e sociali".
In merito alle polemiche che gravitano attorno alla multa per i dissidenti del M5S da 150mila euro, Dario Fo sottolinea che "questo provvedimento era stato già messo in atto dal Movimento con le elezioni Europee del 2014, ma nessuno all'epoca aveva detto niente, perchè due anni fa parlarne e creare polemica non avrebbe giovato a nessuno. Adesso di colpo c'è la caciara". Per il drammaturgo "i 5 stelle non possono agire o fare un minimo atto di difesa che subito vengono linciati, come col caso del Comune di Quarto, nel Napoletano". "A me pare di stare assistendo a certi documentari sulla caccia al cinghiale e alla volpe, in cui per ottenere la preda si scatenano cagnare che preparano il clima al massacro – allegorizza Fo – Oggi ti buttano addosso le pietre perchè sei pericoloso e fai una politica differente".
Per Dario Fo esiste un paragone di infedeltà fra il tradimento tra maestro e attore, e Movimento 5 Stelle e attivista: "Io ho fatto il capocomico per anni e mi è capitato spesso di fare, assieme a Franca, dei contratti da attore ai tanti giovani che vivevano e studiavano a casa nostra, che in passato era una vera e propria scuola d'arte e di teatro. Contratti modesti, ma è quello che potevamo permetterci viste le lotte che portavamo avanti, come la riduzione di 1/3 del costo dei biglietti per uno spettacolo. Alcuni di questi ragazzi arrivavano dalle accademie ed erano già in parte preparati, altri erano arrivati a noi un po' per caso allettati dall'idea di salire su un palcoscenico. Li crescevamo nelle nostre stanze. Ma purtroppo alcuni, molti di loro, dopo aver imparato l'improvvisazione, la mimica e a muoversi a ritmo, tac! Ecco che ricevevano offerte da altre compagnie che gli dicevano 'ora che sei un attore se vieni con noi ti diamo il doppio'".
"E loro ci abbandonavano – racconta Fo – a vantaggio del nuovo e più consistente contratto. Se ne approfittavano, ci avevano traditi, infedeli, dopo aver sfruttato per i loro fini il nostro apprendistato. Queste persone, poi finite in nulla, non avevano nessuna morale e nessuna logica politica". Conclude il premio Nobel, esplicitando il paragone tra arte e politica: "Esiste invece una moralità che determina una resistenza verso l'esterno necessaria a chi vuole fare l'attore. Stessa cosa vale per il politico. E chi se ne va per proposte migliori tradisce te maestro, te Movimento; ma è anche un tradimento verso il pensiero che divulgavi, il modo di essere, verso la lotta contro la speculazione e i furti di chi governa".
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