Per evitare la "gaffe provinciale" delle opere d'arte coperte durante la visita del presidente Hassan Rohani "bastava dargli appuntamento in un garage, visto che gli piacciono tanto le automobili". Così lo storico dell'arte Philippe Daverio, a LaPresse, commenta la decisione di nascondere i nudi ai Musei Capitolini di Roma.
"Di solito quando si riceve un fornitore, come è Rohani per l'Italia – sostiene Daverio – lo si riceve in cucina. Non è il caso di farlo entrare in salotto se non è pronto". "Avrebbero dovuto, molto semplicemente, accoglierlo altrove – aggiunge lo storico – io credo che il garage sia il posto migliore. Oppure gli potevano mettere una tenda in piazza come si era fatto per Gheddafi, per farlo stare più comodo".
"Il primo dovere della cortesia è mettere l'ospite a proprio agio – prosegue Daverio – non c'è motivo di farlo entrare in Campidoglio, se è un luogo che non capisce". "Nella nostra storia non è mai successa una cosa del genere – spiega Daverio – Ci passavano i nostri monaci e i cardinali (davanti ai nudi d'arte ndr), quindi in fondo può passarci anche Rohani. Poi però se a lui dà fastidio non è grave, la diplomazia vuol dire metter la gente a proprio agio. Se gli piacciono di più le automobili devono riceverlo in un salone di automobili".
"Quando si riceve quel tipo di persone – prosegue lo studioso – bisogna rispettarne la diversità e accoglierle in luoghi che siano loro in qualche modo naturali, come alla stazione. Non è necessario far loro vedere Roma perché si scombussolano. Tutt'al più si fare può far fare loro un giro di notte su Lungotevere". "Noi dobbiamo esser fieri della nostra cultura – conclude Daverio – e chiunque ci viene a trovare deve accettarla, perché anche noi quando andiamo in moschea ci togliamo le scarpe. E' corretto farlo e ognuno deve accettare la cultura dell'altro".