Roma, 29 dic. (LaPresse) – Il futuro del governo, secondo Matteo Renzi, non è legato alle prossime amministrative ma all’approvazione delle Riforme costituzionali. In due ore e mezza di conferenza stampa a Montecitorio, tradizionale appuntamento di fine anno per tracciare il bilancio dell’esecutivo, il premier conferma il suo ottimismo su tutti i fronti, dallo stato di salute del Paese, a quello del sistema bancario post crac delle 4 banche con la rassicurazione che chi è stato truffato sarà ripagato, fino alle lodi dell’Italicum che lui stesso definisce: “Un capolavoro parlamentare”. Un lungo colloquio con i giornalisti, oltre 40 domande prenotate, durante il quale il presidente del Consiglio ribadisce un concetto noto da tempo: “Se io perdo il referendum costituzionale considero fallita la mia esperienza politica”. E’ evidente quindi che la partita per l’ex sindaco di Firenze si gioca tutta su questo tema, su quel ddl Boschi che abolisce il Senato e ridisegna la carta costituzionale. Il d-day, secondo le previsioni dell’esecutivo, si consumerà ad ottobre 2016, e Renzi sottolinea: “Lì saranno i cittadini a dire se queste riforme sono imposte dall’alto o no”.

PD PRONTO A VINCERE ANCHE NEL 2018. Insomma, il premier non ha paura del prossimo voto delle amministrative, è infatti sicuro di vincere a Milano e di giocarsela a Roma, dove Renzi assicura “che il prossimo sindaco farà meglio di quello che ha appena lasciato”. E secondo il segretario, anche le politiche del 2018 non devono incutere alcun timore visto che il Pd le vincerà “al primo turno”. Pur non essendo persona attenta ai sondaggi, Renzi sottolinea però che il Pd ad oggi “ha gli stessi consensi delle elezioni europee con un leggero scarto sul M5s. Il dato di fatto è che noi abbiamo preso il 40 per cento e loro il 28. I 5 stelle vanno molto forte nei sondaggi, ma a volte gli stessi sondaggi li smentiscono”. Poi il bilancio delle cose fatte e soprattutto quelle ancora da fare, dove oltre a terminare l’iter parlamentare del ddl Boschi, il premier punta tutto sulle unioni civili. Il ddl in discussione in Senato deve essere “depurato da tensioni di natura politica stretta” perché “il 2016 deve essere l’anno chiave per portarlo a casa”.

IL 2016 ANNO DEI VALORI E DELLA RIPRESA. Il 2015 che si sta chiudendo, ripete Renzi “è andato meglio del 2014 ed è andato meglio delle nostre previsioni, lo dice la realtà dei fatti” e “si è visto, in alcune delle principali sfide che sembravano impossibili, un segno positivo”. Secondo il premier infatti “il Pil è cresciuto si diceva che il Jobs act non sarebbe mai stato attuato e il tasso di disoccupazione è ancora molto alto ma è all’11,5%, 300mila persone hanno trovato lavoro”. Risultati che secondo Renzi fanno segnare all’Italia “la vittoria della politica sul populismo, quattro a zero”.

LE BANCHE ITALIANE SONO SOLIDE. “Non c’è alcun rischio sistemico in Italia e non cambio le banche italiane con quelle tedesche, c’è però sicuramente un tema di trasparenza”. Renzi infatti a Montecitorio ribadisce che in Italia ci sono “banche solide e se ci sono questioni aperte le risolveremo senza chiedere alcuna deroga all’Europa”. Per questo il presidente del Consiglio avverte che “le nostre carte rispetto alle regole europee ce le giochiamo tutte senza guardare in faccia a nessuno e siamo pronti anche a ricorrere alla Corte di giustizia europea nel caso in cui vi siano state violazioni rispetto a quelle regole”.

IL RAPPORTO CON UE. Nessuna posizione di sudditanza alla Germania, anzi l’Italia continua a fare i compiti a casa e a rispettare le regole: “Abbiamo utilizzato la flessibilità prevista – ha ricordato riferendosi alla legge di Stabilità appena approvata – l’Italia non chiede gli sconti, non è al discount, chiede che le regole siano rispettate da tutti”. Anzi, spiega meglio il premier “ogni Paese può chiedere fino allo 0,5% del Pil sulle riforme e lo 0,5% sugli investimenti. L’Italia ha chiesto tutta la flessibilità sulle riforme e penso che sarà accolta, mi stupirei del contrario”.

RENZI PREMIER ULTIMO RUOLO PUBBLICO. Il programma di Renzi si ferma però all’incarico da presidente del Consiglio. Questo, annuncia: “Sarà il mio ultimo ruolo pubblico come è giusto che sia. Quando hai fatto il premier dopo lasci. Io spero magari succeda più tardi rispetto a qualcuno di voi ma per me sarà l’ultimo”.

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