L.Stabilità, Tancredi (Ap): Si svolta dopo 10 anni di rigore

di Elisabetta Graziani e Nadia Pietrafitta

Roma, 19 dic. (LaPresse) – Paolo Tancredi, relatore della legge di Stabilità che sta per essere licenziata alla Camera dopo l’ok del Senato, risponde a LaPresse su dl banche, pensioni e rapporti all’interno del centrodestra.

D.Legge di Stabilità in dirittura d’arrivo. Sindacati e Confindustria per una volta sono d’accordo: non basta ad agganciare la ripresa. Accusa infondata?

R. Per me è un’accusa infondata. La legge di Stabilità 2016 svolta rispetto a 10 anni di politiche di rigore. C’è uno sfondamento degli obiettivi di medio termine con un deficit che prefigura una manovra espansiva. Non basterà per agganciare la ripresa? Non lo so. Purtroppo la ripresa è ancora debole sia nell’area euro sia a livello globale. Però l’Italia sta dando segnali importanti e le norme sono a favore di questo ciclo di ripresa.

Parliamo per esempio della prosecuzione della decontribuzione sulle assunzioni, delle norme sugli investimenti sulle imprese (il 140 per cento dell’ammortamento), parliamo dell’Irap che abbiamo esteso anche ai lavori stagionali e di tutte le norme fiscali a favore delle imprese che sono introdotte nella legge di Stabilità.

D.Il rinvio del taglio dell’Ires al 2017 non pregiudicherà la ripartenza? R. Il rinvio al taglio dell’Ires al 2017 si è reso necessario perché c’è stata da risolvere una questione sulle pensioni – sull’indicizzazione – e perché c’è stata l’emergenza sicurezza su cui abbiamo dovuto intervenire.

Ma c’è già in norma, è un impegno del governo: è chiaro che andare a cambiare questo impegno sarebbe per il governo derimente verso la propria credibilità. E’ un impegno preso nel bilancio pluriennale che sono sicuro il governo ottempererà.

D. Visco dice che i tempi per i controlli fiscali sono dimezzati. Cosa risponde? R. Non mi risulta che i tempi per i controlli fiscali siano dimezzati.

D. I sindacati chiedono di cambiare le pensioni per dare lavoro ai giovani.

Non si poteva fare di più?

R. Per adesso purtroppo sulla flessibilità delle pensioni non si può fare di più. Perché abbiamo dovuto investire 380 milioni per la deindicizzazione. Se non lo avessimo fatto, i pensionati italiani si sarebbero trovati a gennaio una forte decurtazione delle pensioni a causa della minore crescita dell’inflazione rispetto a quella calcolata dall’Istat. Ma su questo punto siamo tutti impegnati, a cominciare dal ministro Poletti. Il governo ha deciso di fare una norma ad hoc e di non metterla nella Stabilità anche perché si tratta di norme molto complesse.

D. Il governo parla del 2016, verrà rispettata questa scadenza? R. L’impegno del governo è di fare una norma nel 2016 e secondo me è credibile.

D. Decreto banche recepito. Quanti risparmiatori potranno essere aiutati dallo Stato? R. Bisogna distinguere fra risparmiatori, azionisti e obbligazionisti.

Sulle azioni purtroppo non possiamo fare nulla, per normativa europea e perché io penso che non sia giusto, ahimè. Perché l’azionista è una persona che compra un titolo che è subordinato a un determinato rischio quindi equivale a un’azionista di un’azienda o a un titolare di attività commerciale: se perdono, lo Stato non li aiuta. Per quanto riguarda le obbligazioni subordinate, stiamo parlando di 11-12mila persone ‘retail’ (letteralmente ‘vendita al dettaglio’, ndr) e parliamo dell’80 per cento di queste persone che hanno investito su questo prodotto il 30 per cento o meno del proprio portafoglio. Purtroppo il problema c’è, ma c’è anche per chi ha investito nel 2008 in una casa che oggi è deprezzata del 50% o per chi ha investito in azioni di Unicredit o di Imi San Paolo che oggi sono deprezzate al 70 per cento. Lo Stato deve ridare i soldi pure a questi? D. E per chi ha perso tutto o è stato truffato? R. Sono casi molto particolari e ci sono i 100 milioni del fondo di garanzia – che credo bastino su un totale di 300 milioni di obbligazionisti retail – per chi ha perso i risparmi di tutta una vita e probabilmente è stato raggirato dagli istituti bancari. Allora lì c’è un arbitrato affidato a istituzioni inattaccabili dal punto di vista della serietà e della terzietà (l’Enac di Cantone, ndr). Penso sia l’unica cosa che potesse fare il governo. L’altra cosa che mi sento di dire è che ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale del sistema bancario e di come si affrontano le crisi bancarie, al quale ci dovremo abituare. Chi però criticava l’intervento dello Stato e oggi però critica il mancato intervento dello Stato credo faccia politica strumentale.

D.Grazie all’accordo Pd-M5S-centristi sulla Consulta, Ap ha guadagnato un giudice, ma non teme questa nuova stagione Pd-M5S in chiave unioni civili? R. I timori sulle unioni civili li abbiamo comunque. Non perché siamo contro le unioni civili, ma perché pensiamo che non si debbano trascinare con il pretesto delle unioni civili altri istituti tipo quello delle adozioni. Questa vicinanza non ci spaventa perché non credo ci siano dei risvolti. Dopo di che, che ci sia una parte del Pd e una larga parte del M5S che su questi argomenti fa accordi – perché anche in Senato hanno fatto un accordo – questo ci preoccupa e crediamo che vada discusso pur non essendo un tema politico di per sè.

D. Il fatto che Forza Italia si sia sfilata dalla mozione di sfiducia nei confronti del ministro Boschi, vi fa sperare in un possibile accordo con Ap alle politiche? R. Non lo so. Per i comportamenti di Forza Italia ci vorrebbe un analista serio. Io penso che non appartenga al novero dell’analisi politica lo studio del comportamento di Forza Italia.