Di Elisabetta Graziani
Roma, 7 dic. (LaPresse) – Il Front National di Marine Le Pen vince le elezioni regionali in Francia mentre in Italia le destre gioiscono, ma chi sia il Le Pen italiano non è scontato: Matteo Salvini o Beppe Grillo? Alla ‘candidatura’ quasi ovvia del segretario leghista si affianca infatti la figura carismatica del comico genovese, sorretta dall’impronta euroscettica del Movimento da lui fondato. Il primo a insinuare il dubbio è Fabrizio Cicchitto secondo cui “fra Le Pen e Salvini c’è un abisso”: l’una, “personalità politica di livello”, e l’altro, “bulletto del quartierino” che “solo un Berlusconi della decadenza poteva accettare come partner alla pari anzi addirittura come leader”. Il deputato Ncd suggerisce che “in Italia casomai l’alternativa a tutto e a tutti è costituita dal Movimento 5 Stelle”. Di avviso opposto, il vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente di Forza Italia, Antonio Tajani, che si sbilancia a favore di Salvini e ci tiene a sottolineare “le differenti radici della destra francese”, pronosticando come in Francia alle elezioni nazionali vincerà il centrodestra e non la destra. Sullo sfondo infatti aleggiano le future alleanze all’interno del centrodestra italiano, dove il binomio Salvini-Berlusconi in vista delle politiche impedisce a Ncd di trovare casa nel suo luogo naturale.
In mezzo alle opposte letture su chi raccolga di più nel Belpaese l’eredità del Front National francese, i Cinquestelle in una nota ufficiale definiscono la loro posizione e sottolineano come il M5S sia l’interprete democratico di quello stesso “sdegno” che in Francia “rischia di travalicare i confini della democrazia”. “Oggi – scrivono i parlamentari Cinquestelle – siamo noi l’antidoto ai fondamentalismi, anche a quelli europei, che nascono e proliferano in casa nostra”. “La vittoria di Marine Le Pen – precisano – evidenzia un clima di sdegno generale, che rischia di travalicare i confini della democrazia, ma in Italia c’è un movimento che ha saputo porsi come portavoce naturale della cittadinanza, un movimento che costituisce un argine a sentimenti d’odio ed estremismi”. Proprio all’indomani del voto francese, con precisione certosina, sul blog di Grillo compare un post di propaganda elettorale per le amministrative dove si descrive l’Italia come un corpo malato in cui i partiti sono i virus mentre “il sistema immunitario sono i cittadini onesti che hanno prodotto gli anticorpi” vale a dire “gli amministratori a 5 Stelle”. E si invita ad applicare la “Cura5Stelle” – per cui è creato un hashtag apposta -, votando un candidato sindaco del M5S.
I parallelismi con l’Oltralpe, leciti o meno, continuano. Se la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni esulta e annuncia che “lo tsunami si sentirà presto anche in Italia”, il leader della Lega Nord dà per scontata la sovrapposizione tra Front National (Fn) e Lega Nord (Ln). Riassume Salvini: “Meno immigrazione, meno regole idiote europee e più lavoro. Per alcuni giornalisti di sinistra italiani la vittoria della Le Pen è la vittoria della ‘xenofobia’, della paura e del razzismo. Imbecilli. È solo legittima difesa, è la vittoria della speranza. Siamo razzisti? No, siamo normali”. Per il deputato del Carroccio Paolo Grimoldi “la Francia ha svoltato”, ma “questo vento del cambiamento presto valicherà le Alpi e arriverà a casa nostra” quindi “Renzi e la Boldrini comincino a portarsi avanti e a preparare gli scatoloni”. Per l’eurodeputato leghista Mario Borghezio non è rimandabile la costituzione di un “fronte nazionale anche in Italia”.
Scelta civica è più vicina a Ncd ed evidenzia le differenze tra Lepenisti e “i populisti di casa nostra”. Secondo Gianfranco Librandi, la destra di Le Pen è “una destra repubblicana, rispettabile e rispettosa, lontana anni luce dalle fanfaronate della Lega che vorrebbe per la Padania l’isolamento secessionista nocivo per la nostra economia”. Singolare la posizione dell’ex presidente della Camera e di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, secondo cui “il successo lepenista va capito, non demonizzato” e “non è da liquidare come estremista o populista”.
Se non fosse chiaro, il messaggio nella bottiglia del Ncd a Forza Italia è reso esplicito dal senatore Maurizio Sacconi che puntualizza “se un parallelo con l’Italia la Francia dovesse evocare, questo dovrebbe consistere nella utile separazione tra il centrodestra repubblicano e l’estrema destra populistaIn Italia la sottomissione del centrodestra all’estremismo populista di Salvini potrebbe solo regalare inevitabilmente a Renzi questo ruolo vincente, riunendo al ballottaggio tutti gli elettori responsabili di fronte al pericolo degli estremismi”.
Ma la coalizione di centrodestra nato a Bologna appare unita: per Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, la vittoria di Le Pen segna la sconfitta della sinistra, anche quella di casa nostra. Dice Deborah Bergamini, responsabile Comunicazione di Forza Italia: “Le elezioni in Francia sono il capolinea dei socialisti, alleati di Renzi nel Pse”. Il senatore Maurizio Gasparri è dello stesso avviso: “In tempi difficili la gente vuole essere difesa da forze di destra. Anche l’Italia rifletta”. Più ecumenico Renato Brunetta che vede nella vittoria un “incitamento all’unità del centrodestra” e apre a “tutti quelli che vorranno stare in un centrodestra unito, che già oggi secondo i sondaggi supera Renzi ed il suo populismo demagogico di sinistra”.
La posizione del Partito democratico è quella definita da Matteo Renzi. “L’Europa deve cambiare”, scrive il premier-segretario in un messaggio in inglese, italiano e francese affidato ai social network. “Di sola tattica si muore – avverte l’Ue -. Senza un disegno strategico, soprattutto sull’economia e la crescita, i populisti vinceranno prima o poi anche alcune politiche nazionali”. Quindi il messaggio all’Italia: “In Italia vinciamo noi perché le riforme stanno finalmente dando frutti” e “la maggioranza degli italiani sta con chi vuole cambiare, non con chi sa solo lamentarsi”. “Io non sono, dunque, preoccupato per l’Italia – conclude Renzi -, ma sono molto preoccupato per l’Europa. Se l’Europa non cambia direzione subito, le Istituzioni Europee rischiano di diventare (più o meno inconsapevolmente) le migliori alleate di Marine Le Pen e di quelli che provano a emularla”.