Roma, 25 nov. (LaPresse) – Nuova fumata nera per i tre giudici della Consulta, il Parlamento dovrà riunirsi un’altra volta in seduta comune. Il costituzionalista Augusto Barbera con 536 preferenze si è fermato 35 voti sotto il quorum necessario per l’elezione. Il Pd ha già detto che il suo nome sarà confermato anche alla prossima tornata, dove si raggiungerà il ventottesimo scrutinio. Il candidato e deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto ha raggiunto 511 voti favorevoli e 492 il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella. Per pochi voti non ha retto quindi l’accordo raggiunto tra Pd, Fi e Ap sulla terna di nomi. Il deputato Gaetano Piepoli, nome fatto da Per l’Italia-Centro democratico, ha toccato le 56 preferenze. Il professore Franco Modugno, candidato del M5S, ha ottenuto 140 preferenze ma questo non ha impedito al Movimento 5 Stelle di esultare. Scrive su Facebook il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: “L’inciucio tra Pd e FI è fallito. Ora più che mai per sbloccare il Parlamento serve il metodo a 5 stelle della trasparenza e della condivisione”. Dal Partito democratico e da Forza Italia arriva, invece, la conferma dei nomi già fatti. “Abbiamo avanzato una candidatura autorevole, continueremo con quella candidatura autorevole”, ha detto il vicesegretario Lorenzo Guerini dopo che già il capogruppo dei deputati dem Ettore Rosato, a Montecitorio, aveva assicurato a caldo che “Barbera resta il candidato del Pd”. Dai presidenti azzurri Paolo Romani e Renato Brunetta la conferma sull’avvocato Sisto arriva addirittura per nota ufficiale: “Resta salda l’indicazione dell’avvocato, onorevole Francesco Paolo Sisto per la Corte Costituzionale, tenuto conto anche del risultato lusinghiero raggiunto nelle votazioni di oggi”. Romani e Brunetta chiedono poi al più presto la calendarizzazione di una nuova seduta.

ALTA AFFLUENZA – A differenza delle volte precedenti, alla votazione hanno partecipato 877 parlamentari su 951 aventi diritto, 74 gli assenti: un numero alto che inizialmente aveva fatto sperare in una ‘fumata bianca’. Al suo posto è arrivata la ventisettesima fumata nera. Il voto segreto nasconde chi infila la scheda nell’urna, ma i numeri dei tabulati dicono che su 303 deputati e senatori Pd hanno votato in 296, 49 su 53 di Forza Italia, 81 su 91 del M5S, 29 su 31 di Ap, 27 su 30 di Sel, 15 su 16 della Lega, 10 su 11 di Conservatori e riformisti, 8 su 10 di Ala, 4 su 8 di Fratelli d’Italia. In aula a Montecitorio è arrivato anche il senatore ed ex premier Mario Monti che prima del suo ingresso è stato fermato da una famiglia di fan per uno scatto di gruppo.

1 ANNO E 5 MESI DI ELEZIONI A VUOTO – L’Aula deve scegliere i successori di Luigi Mazzella, Sergio Mattarella e Paolo Maria Napolitano, il cui mandato è terminato rispettivamente nel giugno dello scorso anno, a fine gennaio e inizio luglio di quest’anno. E’ da quasi un anno e mezzo che le forze politiche in Parlamento non riescono a mettersi d’accordo. Sulla stessa lunghezza d’onda del M5S anche il deputato di Sinistra Italiana ed ex Pd Alfredo D’Attorre, critico nei confronti del “metodo” definito “inaccettabile”, al di là della levatura professionale dei nomi proposti dalla tripletta Ap-Fi-Pd. Sempre da D’Attorre arriva un caldo invito a “voltare pagina”. Lorenzo Dellai, presidente del gruppo parlamentare ‘Per l’Italia-Centro Democratico’ ha stigmatizzato: “Il nostro gruppo parlamentare non era stato coinvolto nella costruzione dell’accordo. Sarà bene riflettere con serenità e attenzione sia sui contenuti sia sul metodo che hanno portato a questa ennesima fumata nera”.

LA REAZIONE DI GRASSO E BOLDRINI – Severo il commento dei presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso. “Ventisette scrutini non sono stati sufficienti per eleggere i Giudici della Corte Costituzionale. Ventisette sedute che le Camere avrebbero potuto diversamente impiegare per affrontare questioni dirimenti per il futuro del Paese. La prima seduta si è svolta 12 giugno 2014 per eleggere due Giudici. Oggi, a 17 mesi di distanza, il Parlamento era chiamato ad eleggere 3 componenti della Consulta.- scrivono in una nota il presidente dell’aula Montecitorio e la presidente dell’aula di Palazzo Madama – E’ grave che il Parlamento ancora una volta non sia riuscito ad esprimere i suoi rappresentanti alla Corte, il cui funzionamento è seriamente compromesso dalla mancanza di un accordo efficace tra le forze politiche”.

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