di Jan Pellissier
Milano, 10 nov. (LaPresse) – Apple e Silicon Valley. E’ questo il post Expo che Matteo Renzi sta provando a ‘programmare’ nei 110 ettari dove fino al 31 ottobre si è svolta l’esposizione universale.
Per riuscirci, il Governo sarebbe pronto a versare 150 milioni di euro già venerdì nel prossimo consiglio dei ministri, per poi continuare a finanziare per 10 anni il progetto, “per evitare rimpianti”. “Se richiesti, senza voler ficcare il naso” ha puntualizzato il premier parlando oggi al Piccolo teatro, pochi minuti dopo il pranzo super segreto con il ceo di Apple, Tim Cook, in via Victor Hugo nel ristorante di Carlo Cracco.
Il gran capo di Cupertino, azienda simbolo della Silicon Valley, aveva inaugurato l’anno accademico della Bocconi in mattinata, e per pranzo è stato raggiunto dal premier, nelle sale riservatissime, sotto il livello della strada, del ristorante dello chef più famoso d’Italia. Chi li ha visti uscire dal ristorante, ha visto i due sorridenti e rilassati al termine del bilaterale hi-tech.
Renzi è stato da sempre un ambasciatore dei prodotti della mela morsicata: sia alla Leopolda, che durante la fiducia in Parlamento, il premier ha sempre sfoggiato prodotti Apple. A settembre dell’anno scorso, durante la sua visita nella Silicon Valley, cenò con il direttore finanziario di Apple, Luca Maestri, che è uno dei leader della comunità italiana nella ‘Mecca’ tecnologica globale. Un modello che quindi Renzi ha visto dal vivo, e che ora sogna di ricreare sulle aree Expo, coinvolgendo un po’ tutti: università, enti pubblici, privati e soprattutto cervelli italiani da tutto il mondo. ‘The best’, il meglio. ‘Human Technopole. Italy 2040’ il nome del progetto, come Renzi aveva anticipato al ‘Corriere della Sera’, con sei grandi centri di ricerca dedicati a genomica, big data, nutrizione, cibo, ecosostenibilità. 1.600 i posti di lavoro che si potrebbero creare da subito.
Quello dello Stato sarebbe un intervento “scintilla” per far partire qualcosa che di fatto oggi non c’è, o c’è solo in parte. Una scintilla che Renzi non fa mistero di paragonare al ruolo che avranno le riforme che il suo governo ha varato: “Negli ultimi 20 anni abbiamo parlato tutti i giorni di riforme, negli ultimi 20 mesi sono state realizzate. Qualcuno può apprezzare o contestare. Ora che la foga riformista si è impostata in modo organico, e indietro non si torna, dobbiamo scrivere la pagina più interessante, cioè quella del futuro del Paese, come sarà questo Paese tra 20 anni”.
Ricordando come 25 anni fa l’Italia fosse governata da Giulio Andreotti, per le ricerche si usasse l’enciclopedia e la lettera arrivasse solo via posta, Renzi ha chiarito di non sapere come sarà l’Italia del 2040 che il suo piano post-Expo mira a instradare, ma “quello che so è dove dovremo essere, e dopo anni in cui ci hanno detto di essere quelli della rottamazione, che non hanno alcuna visione, mi pare evidente che c’è un disegno organico. L’Italia però non può limitarsi a essere una fiera, un evento, una singola occasione”.
Bene Expo, ma ora serve una marcia molto più alta. “Il Nord Ovest può svolgere un ruolo strategico a livello mondiale, che è nelle mani del governo e dei cittadini, Expo non può essere solo una cartolina, ma uno stimolo, per avere una visione dell’Italia che verrà” ha spiegato il premier. “Dobbiamo smetterla di piangerci addosso con classifiche tutte in negativo” ha poi ripetuto Renzi, ribadendo come “l’Italia non può essere considerata come un concentrato di problemi e difficoltà. Ne abbiamo molti, ma abbiamo anche uno straordinario patrimonio di intelligenze finissime”. “Siamo pronti a mettere risorse da venerdì nel consiglio dei ministri, pensiamo che quell’area possa ospitare la scintilla della ripartenza, con l’obiettivo, spiega Renzi, di creare aree di “accumulazione di conoscenza, come la Silicon Valley”, ma servono “grandi infrastrutture e collaborazione, con un target condiviso: puntare all’eccellenza” spiega Renzi. “Siamo pronti ad evitare che l’area di Expo diventi l’area del rimpianto” aggiunge.
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