Roma, 30 ott. (LaPresse) – Ventisei consiglieri firmano le dimissioni e, dopo giorni d’impasse, decadono il sindaco Ignazio Marino e la sua giunta. Sarà Franco Tronca, prefetto di Milano, il nuovo commissario del comune di Roma. Lo si apprende da fonti del Viminale. La consiliatura è dunque finita e per Marino è il momento di togliersi veri e propri sassi dalle scarpe: “Mi hanno negato l’aula e deciso fuori da sede democratiche, è stata una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini. Nonostante avessimo chiuso Malagrotta ed evitato il fallimento dell’Atac”. Infine, si rivolge indirettamente al premier Renzi: “Chi mi ha accoltellato ha 26 nomi e unico mandante”. Proprio con Renzi, Marino ha ammesso di non aver avuto nell’ultimo anno nessun rapporto”. Il presidente del consiglio ha controbattuto: “Non è vittima di una congiura”.
I 26 DIMISSIONARI. Oggi c’è stato lo showdown finale al Campidoglio dopo il rientro delle dimissioni e la volontà del Pd, invece, di far dimettere in blocco i suoi consiglieri. E così è stato. Sono state, infatti, depositate nell’ufficio del Segretariato in Campidoglio le 26 dimissioni di altrettanti consiglieri comunali che fanno decadere e sciogliere l’Assemblea capitolina: oltre ai 19 consiglieri del Pd si sono dimessi Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato di Conservatori riformisti, Svetlana Celli della Lista Marino, Daniele Parrucci di Centro democratico, Alfio Marchini e Alessandro Onorato della Lista Marchini, Roberto Cantiani, Ncd. Intanto, è arrivata anche la critica dell’Osservatore Romano: “Sta assumendo i contorni di una farsa la vicenda legata alle dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ieri, con una mossa in verità non del tutto inattesa, ha ritirato la lettera con cui lo scorso 12 ottobre aveva rinunciato al suo incarico”.
L’AULA NEGATA. “Buona sera a tutti, grazie di essere venuti così numerosi. Per me è molto rilevante poter fare queste comunicazioni e alcune riflessioni. La crisi politica che si è aperta al Comune di Roma ho auspicato che si potesse chiudere in aula con un dibattito chiaro e trasparente”. Così Ignazio Marino, in una conferenza stampa in Campidoglio. “Si è preferito andare dal notaio, segno di una politica che discute e decide fuori dalle sedi democratiche”, ha dichiarato dopo la dimissioni di 26 consiglieri. “Abbiamo orgogliosamente impostato un nuovo ciclo dei rifiuti. Abbiamo chiuso la lotta in 90 giorni e forse qualcuno vuole riaprirla. I rifiuti saranno trasformati da problema a valore economico, il che permetterà di abbassare le tasse sui rifiuti”. Marino ha affermato: “Avrei accettato una eventuale sfiducia a viso aperto e avrei stretto la mano a tutti i consiglieri o le consiglieri. Avrei chiesto di continuare a servire le istituzioni e non di servirsi delle istituzioni”.
DELUSO DAL PD. “Il Pd ha negato il proprio stesso nome e il proprio dna. Io sapevo che dal notaio si va per vendere o comprare qualcosa. E chi si definisce democratico non può intendere la politica come qualcosa che si compra o si vende”, ha detto Marino. “Il Partito democratico che ho fondato e per la cui segreteria nazionale ho corso” nel 2009, “mi ha deluso per i comportamenti dei suoi dirigenti” e perche’ “ha rinunciato ad agire dentro i confini della democrazia, negando il proprio stesso nome e il proprio dna”.
PREMEDIDATO O NO. “Quando un familiare ti accoltella, dopo pensi: ‘ma è stato un gesto inconsulto o premeditato?’ Io questa riflessione non l’ho ancora fatta”, ha precisato Ignazio Marino, rispondendo a chi gli chiedeva se ha intenzione di restare in politica.
STRUMENTO ANTI-DEMOCRATICO. “Le questioni che riguardano la politica è giusto che le risolva la politica. Mi chiedo perché di fronte a un sindaco che chiede ostinatamente e orgogliosamente un confronto nell’aula deputata alla de$ocrazia le forze politiche utilizzano ogni strumento possibile anche lo strumento burocratico delle dimissione per impedire un confronto democratico dove ci si guarda negli occhi” aveva affermato questa mattina Marino, al termine della conferenza stampa di presentazione del Consiglio di amministrazione della Fondazione Musica per Roma, all’Auditorium Parco della Musica.
ACCUSE DI PECULATO. Lo stesso Marino, secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma per peculato e concorso in falso in atto pubblico nell’inchiesta sui giustificativi delle note spese saldate con la carta di credito del Comune. Secondo Repubblica Marino è al corrente della sua iscrizione nel registro degli indagati almeno da mercoledì, quando gli è stato notificato un avviso di garanzia, ma ha continuato a tacere la notizia alla sua Giunta fino a ieri sera.
Marino si era spontaneamente presentato di fronte al procuratore aggiunto Francesco Caporale e al sostituto Roberto Felici il 19 ottobre e aveva spiegato ai magistrati che le firme in calce ad almeno 7 giustificativi sono false, sottolineando che si trattava di una prassi delle sue segreterie. Per questo i pm lo accusano di falso materiale e ideologico, reato procedibile di ufficio.
MARINO: AVVISO DI GARANZIA ATTO DOVUTO. Conferma di aver ricevuto un avviso di garanzia per la vicenda scontrini? “La risposta è molto semplice. Due forze politiche, An e M5S, hanno presentato un esposto in procura. Io mi sono presentato come persona informata dei fatti davanti alla magistratura, la comunicazione dell’indagine è un atto dovuto che serve per svolgere le indagine” ha sottolineato Marino.
“CONSIGLIERI PERSUASI A SOTTRASI A CONFRONTO”. “Io non so perché, ma se c’è una tale fortissima ostinazione che porta a chiamare e persuadere consiglieri eletti dal popolo e a sottrarsi al confronto con il sindaco eletto dal popolo ci sarà un motivo che a me sfugge”. Così il sindaco di Roma. È solo il Pd che non vuole il confronto democratico in Aula? “Per ottenere” lo scioglimento della giunta “servono diverse forze politiche che si alleino”.
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