di Jan Pellissier

Milano, 29 ott. (LaPresse) – “Milano capitale morale? Questa città nel tempo ha sempre dimostrato, anche quando ci sono stati dei periodi difficili, di avere un tessuto sano. Ciò le ha consentito di reagire alle situazioni che non fanno parte del suo Dna ma che ci sono ovunque, in ogni città e in ogni Paese. Situazioni che vanno arginate, combattute ed estirpate: Milano l’ha sempre saputo fare”. Così Letizia Moratti commenta le parole di Raffaele Cantone, che ieri ha distinto i destini di Roma e Milano usando l’Expo come pietra di paragone. Proprio l’ex sindaco ideò la candidatura per l’evento che si conclude tra 48 ore, un merito che il Primo maggio all’inaugurazione dell’Esposizione universale le riconobbe anche Matteo Renzi.

“Quando abbiamo pensato ad Expo, l’avevamo pensato perché il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, parlando mentre ero in campagna elettorale e stavo scrivendo il programma, aveva evidenziato come Milano non avesse una connotazione internazionale significativa e importante. Evidenziò come mancasse un flagship project, un ‘progetto bandiera’. Quindi con Expo volemmo riposizionare Milano dal punto di vista internazionale, con un progetto che potesse dare benefici sia durante l’evento stesso, che negli anni successivi. Mi sembra che tutto questo sia già accaduto e accadrà” spiega Moratti, ricordando come poi “già nel 2009 Milano fosse indicata tra le 4 mete da non perdere dal New York Times. Per questo abbiamo voluto Expo, è stato un catalizzatore, che ha accelerato tante iniziative che già so stavano sviluppando. Penso alla Fondazione Prada concepita anni e anni fa, che poi è stata però aperta durante l’Expo”.

Intervistata in esclusiva da LaPresse prima di partire per New York dove è attesa alle Nazioni Unite, la Moratti sottolinea come siano anche molte le eredità, materiali e non, che l’Expo lascia a Milano. E come spetti ad ognuno valorizzarle: “Tutti gli oltre 20 milioni di visitatori devono diventare ambasciatori dello sviluppo sostenibile”. Moratti però si tira indietro, quando le si chiede se voglia impegnarsi in prima persona: “Oggi sono dedicata ad approfondire i nuovi modelli economici e sociali. Sono dedicata alla nuova fondazione per sviluppo dell’imprenditorialità in Africa che abbiamo lanciato, non avrei tempo per un impegno diretto. Ma non si deve essere necessariamente legati fisicamente ad Expo per portarne avanti il messaggio, la visione e sviluppare politiche coerenti”.

L’ex sindaco rivendica, però, non solo il successo dell’Expo, ma anche la più generale trasformazione della città, elogiata anche dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella: “La Milano di adesso non è nata in questi sei mesi, credo sia corretto e onesto dirlo. Milano ha elaborato in anni e decenni, anche attraverso una partecipazione di protagonisti diversi, la politica di una città che si rinnova, che è capace di guardare all’innovazione. Che sa di avere una forte e solida di tradizione, ma che guarda al futuro”. Ma che futuro sarà? “Milano è ancora un laboratorio, non è ancora interamente una città sostenibile. Dobbiamo lavorare perché lo diventi e diventi un esempio”.

Il successo dell’Expo di Milano, sembra, però, andare anche oltre l’evento italiano; segna, infatti, secondo Moratti un rilancio delle esposizioni universali in generale: “Non è un caso che città importanti, anche europee, si stiano candidando per l’Expo 2025. A me fa piacere, e mi fa sorridere ricordare quanti dicevano che le Expo erano manifestazioni del passato”. Una scelta “che fu ragionata come tutte le cose” ricorda Moratti, e che si basava su uno studio commissionato alla Bocconi, che evidenziava ricadute positive sul fronte dell’occupazione, del turismo, e prevedeva un valore aggiunto in termini di Pil.

“Tra l’altro verificammo anche quello che era stato fatto nelle altre Expo – ricorda Moratti – avemmo così modo di capire su cosa investire e su cosa puntare, perché non tutte le Expo sono state dei successi. L’Expo è un seme che è stato piantato, che ha dato adesso i frutti”.

Dovendo scegliere cosa le è piaciuto di più, la Moratti sottolinea come “una delle dimensioni delle Expo meno evidenziate è la condivisione, posso anche dire della fratellanza. In sei mesi, le comunità che vivono all’Expo superano le differenze religiose e politiche, si crea una dimensione di amicizia, di reciproco rispetto – racconta Moratti – le Expo realizzate bene, avvicinano popoli diversi, e danno modo di capire e apprezzarsi l’un l’altro, avendo meno timore e più interesse per quelli che consideriamo ‘diversi'”.

Secondo Moratti, infine, “Expo è stata, come ha sottolineato il segretario di Stato americano, John Kerry, una tappa per arrivare alla conferenza sull’ambiente Cop21 di Parigi. “Questa è la ‘legacy’ di Expo: era quello che volevamo – dice – una legacy culturale, non abbiamo costruito landmark fisici come la Tour Eiffel a Parigi o l’Atomium a Bruxelles, ma un centro di sviluppo sostenibile”. E Milano è diventata sostenibile? “C’è tanto ancora da fare, Milano ha iniziato – conclude Moratti – ma i processi di cambiamento delle città richiedono anni”. Non basta un’Expo, ma certo aiuta.

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