Boschi: Rispetto reciproco. Tregua Anm-Governo ma distanza resta

Di Donatella Di Nitto

Bari, 25 ott. (LaPresse) – Il rispetto “reciproco nell’autonomia di ciascuno “ma con l’obiettivo comune e chiaro che governo e magistratura hanno un unico obiettivo, il “bene supremo del nostro Paese”. Con queste parole la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi cerca di mettere la parola fine alle polemiche, che hanno sfiorato lo scontro, tra toghe e politica. Il XXXII congresso dell’Associazione nazionale magistrati si è chiuso oggi a Bari dopo tre giorni di tensioni, scambi di accuse anche dure, tra i vertici dell’associazione e quelli dell’esecutivo.

Già ieri il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, difendendo il suo operato e quello del Governo, senza alcun cedimento se non la conferma di una porta aperta per eventuali proposte, aveva sottolineato l’importanza dell’Anm come “interlocutore essenziale del governo”. Una legittimazione, verso chi si sente delegittimato dalla politica, che era stata comunque preceduta dal chiarimento del presidente Rodolfo Sabelli: “Non ho accusato il Governo”.

Il vero ramoscello d’ulivo però lo ha portato la ministra Boschi. Con il garbo che la contraddistingue la responsabile delle Riforme ha sottolineato come “l’Italia riconosce il valore di uomimi e donne che da magistrato servono il Paese, perché il loro è un lavoro fatto nel bene supremo del nostro paese”.

Sulla questione delicata della delegittimazione della magistratura da parte della politica, l’escamotage è quello di una citazione eccellente, quella di Niccolò Machiavelli: “Non ci può essere una città libera dove anche un solo cittadino è temuto dal magistrato”. Insomma la Boschi richiama il primo e fondamentale principio delle toghe, quello dell’indipendenza, principio che “garantisce la libertà delle nostre città e la sicurezza per i nostri cittadini, è e fa parte dei nostri valori riconosciuti”.

La ministra di certo non dimentica però le accuse, benché ridimensionate rispetto al primo giorno del congresso quando Sabelli aveva parlato di “timidezza” della politica nell’azione riformatrice, e difende la linea dell’esecutivo: “Si può discutere nel merito – dice – ma non si può non riconoscere” che le riforme “hanno un filo logico unitario”. “Noi sappiamo che ci sono punti diversi su questi provvedimenti – ha ammesso – ma il dato innegabile è che le riforme le stiamo facendo: l’incantesimo dell’immobilismo si è rotto”.

Insomma le differenze ci sono e le posizioni restano distanti. Mentre l’Anm chiede risorse e strumenti per il comparto giustizia soprattutto nella lotta alla corruzione e alle mafie, contestando alcuni provvedimenti, come quello sulle intercettazioni, il Governo non cambia passo nella sua azione e tantomeno nel suo programma. Ma al di là delle differenze, ricorda Boschi, “magari rimarcate nella dialettica che c’è tra di voi, il Governo e il Parlamento credo che ci sia elemento fondamentale che tutti noi condividiamo perchè sancito” nella Costituzione “che ci chiede di servire lo Stato con disciplina e onore”.