di Giuseppe G. Colombo
Roma, 19 ott. (LaPresse) – Da una parte un ‘mantra‘ (“La legge di stabilità abbassa tutte le imposte: famiglia, imprese, mercato del lavoro”, non intervenendo quindi solo sulla prima casa, ha affermato anche oggi il ministro Padoan), dall’altra un cauto ottimismo, non senza riserve. La partita tra il governo italiano e l’Unione europea sulla legge di stabilità si gioca a distanza, con un terzo incomodo, le opposizioni, che sono pronte alle barricate.
Quattro giorni dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri, l’alta tensione tra il Governo e Bruxelles sulla manovra sembra smussarsi, con la Commissione europea orientata a esprimere il suo giudizio direttamente a novembre. I commissari, quindi, non stanno prendendo in considerazione la scadenza di fine ottobre, quando le leggi di bilancio che violano le regole europee e sono in contrasto con i principi dell’Ue vengono rispedite al mittente.
Resta comunque ancora in bilico la concessione all’Italia della cosiddetta clausola sui migranti: uno spazio di flessibilità, pari a 3,3 miliardi di euro, che l’Italia ha chiesto come ‘risarcimento’ per le spese sostenute per la gestione dei flussi. A Bruxelles, secondo i rumors dei corridoi della Commissione, un’ulteriore concessione di flessibilità, oltre a quella già data e pari a circa 13 miliardi di euro, non è vista di buon occhio perchè farebbe risalire il rapporto deficit/Pil che, seppur sotto la soglia limite del 3%, invertirebbe comunque il suo trend in discesa. Molto più acceso, al momento, è lo scontro tra il Governo e le opposizioni, minoranza del Pd in testa. Dopo le critiche espresse negli scorsi giorni dall’ex segretario dei Dem, Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza, già capogruppo del Pd alla Camera, afferma che sulla legge di stabilità non è in corso “nessuna battaglia ideologica”, ma “solo una richiesta di merito: chi ha di più paghi di più, chi ha di meno paghi di meno”.
Non si placano neppure le critiche di Forza Italia: il capogruppo degli azzurri a Montecitorio, Renato Brunetta, lamenta il fatto che il testo della legge non sia ancora arrivato in Parlamento e aggiunge: “Ci dicono che questa legge di stabilità mette in imbarazzo Forza Italia perché fa le cose che avremmo dovuto o voluto fare noi: niente di più falso! Semplicemente perché noi ipotizzavamo il taglio delle tasse dopo aver tagliato spesa corrente e debito: cosa che non fa Renzi, perché il premier non tocca né la spesa corrente né lo stock del debito, e quindi fa tutta la sua manovra in deficit”.
Anche Sel resta su posizioni fortemente contrarie al testo della manovra. Domani il capogruppo Arturo Scotto parteciperà a una conferenza stampa a Montecitorio che vedrà la partecipazione dei deputati e dei senatori della sinistra.
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