Di Elisabetta Graziani
Roma, 13 ott. (LaPresse) – La partita sulle unioni civili sembra chiudersi con nessuno sconfitto, almeno nel primo tempo. Sebbene lo scontro in maggioranza tra Pd e Ap (Ncd-Udc), tutti possono portare a casa un risultato: il Pd con l’approdo del provvedimento in aula entro il 15 ottobre (se in capigruppo regge l’asse con M5S e Sel), e il partito dei centristi con un rinvio a data da destinarsi della discussione sui contenuti. Posizione non dissimile rispetto a quella dei democratici cattolici.
Nel dettaglio, sulle unioni civili il Pd è compatto sul calendario: incardinamento in aula subito dopo il voto finale sulla riforma costituzionale previsto per oggi e prima della legge di stabilità, come ribadito in un’intervista dal premier Matteo Renzi e come votato all’unanimità dai senatori Pd nella riunione di questa mattina. Per i contenuti ci sarà tempo, dice l’area cattolica del partito dopo l’ufficio di presidenza a palazzo Madama. Ncd è contraria anche al calendario dei lavori, ma sa bene che se anche in capigruppo questa sera dovesse essere sconfitta dall’asse trasversale Pd-M5S-Sel, “ci sarà lo spazio necessario per trovare soluzioni”. Il disegno di legge sulle unioni civili verrà infatti stoppato subito dopo l’incardinamento a palazzo Madama per la sessione di bilancio: il tempo sufficiente per smussare il testo del ddl sul punto più dibattuto ovvero l’adozione da parte delle coppie gay dei figli nati da precedenti matrimoni, punto su cui si trovano concordi con Ap anche i senatori dell’area cattolica del Pd.
“Il primo passo è l’incardinamento e io spero che ci si possa arrivare già nelle prossime ore“, ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi a Rtl 102.5, l’indomani dell’incontro con il leader Ncd Angelino Alfano. Il premier segretario si è augurato che “sia una discussione senza furore ideologico” e si è detto convinto che “nonostante le differenze, ci sono spazi per arrivare a una sintesi”. “Sul 95 per cento della legge – ha rincarato – c’è l’accordo di tutti” mentre rimane aperta “la questione dell’adozione del figlio del partner” su cui “sia nel Pd che negli altri partiti ci sono posizioni diverse”.
Chiara la posizione dei cattolici democratici. “Non vogliamo che l’iter del provvedimento si fermi – dice il senatore Stefano Lepri -, ma è un bene che il capogruppo Luigi Zanda abbia assicurato un approfondimento sui temi ancora controversi e che su questi temi ci sia, come ha detto anche Renzi, libertà di coscienza e, probabilmente, voto segreto”. Il presidente dei senatori di Ap, Renato Schifani, annuncia subito dopo la riunione di gruppo avvenuta in concomitanza con quella del Pd: “Il nostro gruppo voterà (in capigruppo, ndr) contro l’incardinamento immediato del ddl sulle unioni civili, ma questo non significa che non ci sia tempo per trovare un’intesa.
Anche alla luce di quello che ha detto Renzi, che il testo non è blindato, c’è spazio per trovare una soluzione“. Nessuna ripercussione, ha assicurato, sul voto di Ap a favore della riforma costituzionale: l’alleanza di governo, insomma, regge.
Libertà di coscienza e provvedimento svincolato dall’accordo di governo sembrano essere le carte vincenti capaci di mettere d’accordo sul lungo periodo la maggioranza Pd con la propria minoranza cattolica e con il tradizionale alleato Ncd. L’ultima parola sull’approdo immediato in aula a palazzo Madama ce l’avrà la capigruppo di questa sera. Ora tutto è in mano a Sel e M5S.