di Alessandra Lemme

Roma, 9 ott. (LaPresse) – E’ conto alla rovescia a Roma: mancano 19 giorni perché le dimissioni di Ignazio Marino da sindaco diventino effettive. Mentre il premier Renzi ha parlato di dimissioni opportune il Campidoglio rimarrà in una sorta di limbo: nessuna nuova iniziativa verrà presa, solo ordinaria amministrazione, e gli assessori, quelli ancora presenti in Comune, si limiteranno a dare seguito a decisioni già adottate. A meno di due mesi dal Giubileo le scelte su cantieri, progetti e finanziamenti si fermano a quanto deciso il 7 ottobre, che poi era quasi tutto: i lavori procederanno secondo quanto stabilito senza grandi opere, ma con interventi di manutenzione stradale diffusi in varie aree del centro cittadino.

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Mi dimetto. Dal lavoro fatto in questi anni passa il futuro di Roma. Una città che abbiamo liberato dal malaffare e dalla corruzione.

Posted by Ignazio Marino on Giovedì 8 ottobre 2015

Il videomessaggio di Marino dopo le dimissioni.

C’è chi assicura che il sindaco non si dia per vinto e pensa che prima del 28 ottobre possano arrivare nuovi colpi di scena. Ma Matteo Orfini, che più volte in passato ha invitato, e aiutato, Ignazio Marino a non mollare, questa volta pare proprio aver preso la decisione definitiva sul chirurgo dem. “Avevamo il dovere di voltare pagina – sottolinea il presidente Pd -. Già lavoriamo al futuro. Neanche prendo in considerazione altre ipotesi. Tra venti giorni ci sarà il commissario”. Interviste e dichiarazioni sono lapidarie e non lasciano spazio a possibili ripensamenti.

La procedura amministrativa prevede che terminati i venti giorni dal momento delle dimissioni queste diventino “efficaci e irrevocabili”. Il 21o giorno, a fine mese, il Consiglio comunale verrà sciolto, cesseranno tutte le cariche politiche, decadranno gli uffici di supporto all’Amministrazione così come gli incarichi a contratto, e in Campidoglio arriverà un commissario, nominato dal prefetto Franco Gabrielli: c’è chi fa il nome di Alfonso Sabella, il magistrato entrato dieci mesi fa in giunta come assessore alla Legalità.

Lui, in realtà, si dice pronto a tornare al suo lavoro, tra procure e tribunali. E’ innegabile che, pur non essendo un iscritto Pd, abbia avuto un ruolo fondamentale negli ultimi mesi di amministrazione: quasi un vice-sindaco, sempre al fianco di Ignazio Marino fino a quando, ieri, è stato lui, dopo l’incontro degli assessori con Matteo Orfini, al Nazzareno, a tornare in Campidoglio, insieme a Marco Causi, per comunicare la decisione presa dal partito in merito primo cittadino.

Chiunque sia il commissario avrà il compito di amministrare Roma per buona parte del Giubileo, e traghettarla fino alle elezioni che si terranno in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno del prossimo anno. Con Roma e Milano contemporaneamente alle urne, quella del 2016 si preannuncia una tornata amministrativa pesante dal punto di vista politico, e i partiti già pensano ai possibili candidati.

La Lega, con Matteo Salvini, lancerà un proprio nome ma non disdegna Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, che potrebbe trovare il sostegno di altri pezzi di centrodestra. Fabrizio Cicchitto, del Nuovo centro destra, vuole un nome della società civile che sappia superare gli schieramenti politici: identikit che pare calzare a pennello sull’imprenditore Alfio Marchini, già consigliere comunale. A Marcello De Vito, candidato sindaco del Movimento Cinque Stelle nel 2013, non dispiacerebbe affatto ritentare: “Deciderà il movimento”, dice il quarantenne avvocato romano.

E’ in casa Pd, probabilmente, che ci saranno le difficoltà maggiori per trovare il candidato: i partecipanti alle ultime primarie, come il ministro Paolo Gentiloni, e il vicepresidente del Parlamento europeo David Sassoli, non sono spendibili e la disfatta di Marino ha creato un clima di sfiducia tra gli elettori di centro sinistra, del quale i dirigenti del partito non possono non tener conto.

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