Marino: un ‘marziano’ in bici che sbaglia mosse e viaggi

Marino: un ‘marziano’ in bici che sbaglia mosse e viaggi

di Alessandra Lemme

Roma, 8 ott. (LaPresse) – Sessant’anni portati bene, nato a Genova sotto il segno dei pesci da madre svizzera e padre siciliano, cattolico, Ignazio Marino ha sempre viaggiato molto tra l’Italia e gli Stati Uniti. Fino al 2006 è stato un chirurgo di successo; poi l’approdo alla politica, che non ha più lasciato.

Dal Parlamento, dove è stato eletto senatore per tre volte, tra il 2006 e il 2013, poco più di due anni fa e’ arrivato in Campidoglio eletto sindaco. Ma l’esperienza nel Comune di Roma del chirurgo dem non è mai stata facile: tanti i problemi della Capitale, a cominciare da quelli finanziari e dalle collusioni emerse con sempre maggiore forza con la criminalità organizzata, e complessi i rapporti con la sua maggioranza prima ancora che con i cittadini.

Marino si muove in bicicletta ed ha fama d’onest’uomo, ma non brilla nè per simpatia nè per capacità comunicative. Però, le difficoltà con il Partito democratico, emerse subito dopo la sua elezione nel 2013, sono da sempre legate anche ad altro.

Anche la stampa locale non è dalla sua parte: in una metropoli afflitta da debiti, mafia, inefficienze, carenze di servizi spaventose dai trasporti all’ambiente, dove basta una pioggia violenta a inondare le strade e mandare in tilt il traffico, sembra spesso che i problemi maggiori siano le gaffes – o gli errori – del sindaco.

Il ‘marziano’, così venne soprannominato ai tempi della candidatura, mise in chiaro da subito il bisogno di rendere l’Amministrazione più trasparente e di modificare una serie di cattive abitudini esistenti nelle stanze del Campidoglio, a cominciare dagli affidamenti d’appalti e servizi, che troppo spesso avvenivano per via diretta, senza bando.

Anche per questo Marino chiese aiuto alla Procura di Roma e collaborò alle indagini sul cosiddetto ‘mondo di mezzo’. L’esito dell’inchiesta avrebbe scatenato, nel dicembre del 2014, il primo terremoto nella giunta e innescato il primo rimpasto, dopo gli arresti di Mafia Capitale.

Nel 2015 nuovi arresti, che coinvolgono tra gli altri un ex assessore Pd e l’ex presidente del consiglio comunale, entrambi già finiti sotto tiro nella prima tranche dell’indagine.

Il sindaco marziano dice di voler trasformare il Campidoglio in una “casa di vetro” e che per farlo è disposto ad andare contro tutti, anche la sua stessa maggioranza.

In questa lotta senza quartiere all’illegalità, che dà fastidio a molti (che, ovviamente, non lo possono dire apertamente), Marino, però, commette una serie di gaffes e di errori, dovuti in parte alla poca esperienza: dal caso della Panda rossa, usata dalla moglie, sorpresa in divieto di sosta e a viaggiare nelle zone a traffico limitato senza permesso; allo scatto d’ira contro una signora che lo contesta (“signora, unisca quei due neuroni che ha in testa”); dalla scelta, non sempre felice, ma neppure sempre spontanea, degli assessori; alla polemica sulla missione a Filadelfia, dieci giorni or sono, che ha fatto un po’ uscire dai gangheri persino Papa Francesco.

C’è, poi, innegabile il talento di Ignazio Marino, magari condito da un pizzico di sfortuna, di andare in vacanza nei momenti sbagliati: quando il sindaco parte, Roma solitamente finisce sulle prime pagine con titoloni negativi, alluvioni, pomposi cortei funebri per boss della malavita, metropolitana in tilt e chi più ne ha più ne metta.

Succede quasi sempre da due anni a questa parte -in realtà, succede pure quando il sindaco c’è, ma si nota di meno-. Eppure, Marino non s’è rassegnato a scegliere per le sue vacanze mete più vicine dell’America (gli Usa sono la sua passione). Anche quando, il 27 agosto -una data fissata da parecchie settimane-, il Viminale riferì le decisioni prese sul possibile scioglimento per mafia del Comune di Roma, il sindaco era a fare immersioni nei Caraibi e vi rimase.

Ora, la goccia che rischia di fare traboccare il vaso sono le spese di rappresentanza del sindaco, da lui stesso pubblicate online: tra di esse, ci sarebbero una serie di scorrettezze, o di anomalie. L’opposizione presenta denunce, la Procura apre un’inchiesta -atto dovuto-. E lui che fa? Non ci pensa un attimo e scrive una lettera nella quale annuncia che per chiudere le polemiche regalerà alla città i soldi spesi per rappresentanza, 20mila euro circa.

Fatto per chiudere la polemica, il gesto suona ammissione di responsabilità, anche se non lo è, e scatena l’ennesima bufera. L’ultima?

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