Roma, 6 ott. (LaPresse) – Sono aerei senza pilota ma non chiamateli telecomandati, perché un telecomando non c’è. Si chiamano Predator. L’aeronautica militare italiana dispone di una decina di questi mezzi, e alcuni sono utilizzati nella base Camp Arena di Herat, in Afghanistan.
SI PILOTA DA UNA CABINA A TERRA. “Il pilotaggio – spiega il generale Francesco Saverio Agresti, comandante della prima brigata aerea O.S. Cervia, ed ex comandante della task force aeronautica congiunta che ha la responsabilità di tutti i mezzi aviari della base Camp Arena, in una intervista a LaPresse realizzata tempo fa a Herat – avviene da una cabina che si trova a terra. ‘Telecomandato’ è un termine po’ improprio, perché c’è un intero equipaggio che pilota il velivolo, controlla i sensori, coordina il lavoro con chi ha richiesto la missione. Quando pensi all’aereo telecomandato pensi in genere a una attività condotta da un unico operatore. Siamo molto lontani da questa condizione”.
RIPRESE VIDEO. Lo scopo di questi velivoli è la sorveglianza. Non dispongono di armi. “Potrebbero – precisa il comandante – essere equipaggiati di armamenti ma al momento quelli italiani non lo sono”. I Predator sono in grado di effettuare riprese con sensori elettro-ottici a infrarossi e dispongono di un radar.
AL POSTO DI PILOTAGGIO UNA ANTENNA SATELLITARE. Nel rigonfiamento anteriore – che ricorda la forma della cabina del pilota – c’è una antennna satellitare. Questo velivolo infatti può essere comandato anche via satellite. “Volendo – spiega Agresti – potremmo far volare questo velivolo in Afghanistan da una cabina di pilotaggio a Roma”.
E’ LENTO MA PUO’ VOLARE 24 ORE. Si tratta comunque di un aereo “non così veloce: parliamo di 250 nodi, cioè sui 300 chilometri orari. Non ha la velocità di un velivolo commerciale. Ma l’autonomia di carburante è ampia, può restare in volo anche oltre 24 ore e questo garantisce un vasto raggio di azione”.
FLUSSO VIDEO IN DIRETTA. “Questa attività di sorveglianza riesce ad incrementare significativamente il livello di sicurezza – continua – perché avere, sopra le nostre truppe, un flusso video continuo per capire la situazione tattica che si sta sviluppando permette anche iniziative di intelligence”.