Di Ester Castano
Milano, 25 set. (LaPresse) – A Milano è scontro fra le diverse anime del Partito democratico riguardo alla gestione dei luoghi di culto. “Ho espresso le mie idee con convinzione e trasparenza perché credo, come dice il segretario del Pd milanese Pietro Bussolati, che sia importante la dialettica dentro un grande partito come il Pd. Confermo che nessuno, tanto meno il segretario, mi ha mai chiesto di dimettermi dalla segreteria metropolitana” dice, su facebook, Maryan Ismail, membro della segreteria metropolitana del Partito democratico, finita questa mattina nella bufera dialettica che si è scatenata, all’interno del partito di centro sinistra della città, in merito al bando di assegnazione degli spazi da destinare a luogo di culto indetto da Palazzo Marino.
Per Ismail “la politica non deve essere mischiata con la religione”, e a questo proposito è favorevole a un controllo dell’ente pubblico sulla gestione degli spazi religiosi. “Qualcuno oggi aveva già dato per certa la notizia dell’epurazione di Maryan, smentita dalla stessa e anche dalla segreteria. Abbiamo visioni opposte, ma nessuno l’ha allontanata. Semplicemente le abbiamo contestato la sua idea di gestione di luoghi di culto” commenta, a LaPresse, del segretario del Pd di Milano Pietro Bussolati. Ma la notizia di epurazione dal partito, seppur smentita dai vertici, si è presto diffusa negli ambienti milanesi e sulla pagina facebook di Ismail continuano ad apparire numerosi messaggi di solidarietà nei suoi confronti.
“Secondo la nostra concezione, per accedere al bando pubblico è necessario che le confessioni religiose presentino un progetto, che verrà poi valutato in base qualitativa e quantitativa, ad esempio rispetto al piano di riqualificazione e ristrutturazione degli edifici. E il Comune non metterà un euro: si farà carico di una serie di controllo sulla trasparenza, riguardo per esempio le fonti economiche – spiega Bussolati -. La moschea, ad esempio, sarà gestita dalla comunità degli aderenti religiosi. Le spese saranno a carico dei credenti e delle loro autorità. Maryam Ismael, invece, vorrebbe la partecipazione del pubblico nella gestione del luogo di culto. Ma non possiamo essere d’accordo”.
Per il segretario del Pd milanese “il pubblico deve garantire la sicurezza, il rispetto delle regole, ma non deve entrare nelle dinamiche di gestione della confessione”. E aggiunge: “Esattamente come non dovrebbero esserci i crocifissi nelle scuole, negli edifici religiosi non deve entrare la presenza del Comune”. Non rilascia dichiarazioni, invece, Maryan Ismail, politica di origine somala, musulmana ‘adottata’ dalla città di Milano e conosciuta per le sue campagne contro il razzismo, le discriminazioni religiose, e a favore dei diritti civili delle donne, italiane e straniere. Ma al partito ha motivato la sua opinione spiegando che, nel suo Paese, la Somalia, il terrorismo è problema quotidiano, e che un controllo sui luoghi di culto da parte delle autorità, è necessario. Nel marzo del 2015 il fratello di Maryan, Yusuf, è stato ucciso in un attentato a Mogadiscio. Era un delegato somalo all’Onu di Ginevra.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata