Migranti, Renzi: Ora Europa ha nostra posizione, messo in discussione Dublino

di Matteo Bosco Bortolaso

Bruxelles (Belgio), 23 set. (LaPresse) – Al vertice europeo sugli immigrati il premier Matteo Renzi canta vittoria: “Con tre mesi di ritardo“, scandisce il presidente del Consiglio a Bruxelles, l’Unione europea si è allineata alla posizione italiana. “Ad aprile eravamo praticamente soli, a giugno eravamo un po’ meno soli, e adesso la nostra posizione è diventata patrimonio condiviso”, spiega il premier prima di riunirsi con gli altri capi di Stato e di governo al tavolo dei 28.

Per Renzi, insomma, “vince la posizione italiana”, quella che ha sempre sostenuto che il carico dei migranti non può restare sulle spalle dei Paesi ‘di frontiera’: Italia, Grecia, Ungheria. Una prima decisione in questo senso, in effetti, è già stata presa martedì dai ministri dell’Interno dell’Ue. Tale piano prevede due tappe. In un primo momento verranno ricollocate 66mila persone, già arrivate nei centri d’accoglienza di Italia (15.600) e Grecia (50.400). Quindi, a dodici mesi di distanza, si passerà ad altri 54mila migranti.

A chi chiedeva se i capi di Stato e di governo avrebbero trovato un accordo definitivo sui numeri per suddividersi il carico dei richiedenti asilo, abbozzati dai ministri degli Interni, Renzi ha ricordato che il risultato maggiore del vertice di mercoledì è “il superamento di Dublino, che magari non verrà scritto nel documento finale, ma la realtà dei fatti è più forte dei documenti di Bruxelles”. Risposta simile ha avuto anche chi chiedeva al premier novità sugli hotspot, i centri di prima identificazione dei migranti che l’Italia, così come la Grecia e l’Ungheria, dovrebbero aprire per permettere una migliore gestione dei richiedenti asilo.

Gli hotspot, ha detto il premier Matteo Renzi, devono far parte di una soluzione complessiva nell’ottica “di superare Dublino“. I centri di identificazione, comunque, rimangono una priorità per molti leader, in primis il presidente francese François Hollande. “Vogliamo che la soluzione (dei ministri dell’Interno ndr.) sia accompagnata da un controllo alle frontiere, attraverso i cosidetti hotspot”, ha detto il capo di Stato, arrivato a Bruxelles da Parigi. L’identificazione dei migranti, ha aggiunto il presidente francese, “è una questione importante per l’Unione europea nel suo complesso, oltre che per la Francia”.

Diverso l’approccio britannico, che punta a un intervento direttamente nei Paesi da cui hanno origine i flussi. Stabilizzare i Paesi da cui provengono i flussi migratori, come Siria e Iraq, stanziando fondi appositi e inviando aiuti umanitari: sono queste le due priorità di Londra, evocate anche dal presidente del Parlamento europeo, il tedesco Martin Schulz.

Al di là dei differenti punti di vista, il vero problema del vertice viene dai Paesi dell’Est europeo, che non accettano l’idea delle quote: già martedì, i rappresentanti di Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Romania si sono opposti al piano di suddivisione dei migranti, mentre la Finlandia si è astenuta. Mercoledì il premier ungherese Viktor Orban, reagendo a chi lo accusava di aver “chiuso le frontiere”, ha detto “di non aver sigillato nulla, se non il cosiddetto confine verde: noi indichiamo i percorsi legali di entrata, siamo un Paese al confine dell’Ue e l’accesso deve quindi essere regolato”.

Per l’europarlamentare ungherese Istvan Ujhelyi, tra i leader del gruppo Socialisti&Democratici, “Orban pensa che creando un caos sempre più grande, potrà diventare un leader più forte”. Proprio con un riferimento al caos si era aperto il vertice di Bruxelles. Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, aveva chiesto ai leader europei di “finire di ricattarsi l’un l’altro senza capirsi” e preparare un “piano concreto che possa finalmente sostituire le discussioni e il caos che abbiamo visto nelle ultime settimane”.